La Corea del Sud minaccia una risposta militare contro il Nord dopo il blocco degli
operai a Kaesong
Non accenna a diminuire la tensione tra le due Coree. Poco fa Seul ha affermato che
sta valutando diverse opzioni – compresa quella militare - se la sicurezza dei lavoratori
sudcoreani nella zona di Kaesong sarà a rischio. Dichiarazioni arrivate dopo la decisione
di Pyongyang di bloccare il loro ingresso nella struttura industriale. Ce ne parla
Benedetta Capelli:
Le ultime novità
nella guerra dei nervi che si sta giocando tra la Corea del Nord da una parte e quella
del Sud insieme agli Stati Uniti dall’altra riguarda i lavoratori sudcoreani. Pyongyang
ha sospeso gli ingressi degli operai nel complesso di Kaesong, zona industriale al
confine tra i due Paesi, dove oltre 120 imprese del Sud danno lavoro a 30mila nordcoreani
che portano nelle casse di Pyongyang migliaia di dollari. Inoltre ai lavoratori già
presenti nella zona è stato consentito di andarsene. Una decisione che Seul ha fortemente
criticato sollecitando una pronta revoca. Ma sul leader nord coreano Kim Jong-un –
che, secondo alcune fonti, avrebbe dato ordine di non attaccare per primi – piovono
le critiche della comunità internazionale compresa la Cina, storico alleato, che di
fronte all’ipotesi dell’arrivo di migliaia di profughi ha mobilitato al confine le
sue truppe. A scatenare le ire la decisione del riavvio della centrale nucleare di
Yongbyon, fermata nel 2007 in cambio di aiuti e dopo un faticoso negoziato maturato
nell’ambito dell'accordo sullo sviluppo atomico. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere
che difenderanno la Corea del Sud, avendo i mezzi per farlo, intanto a Seul è atteso
la prossima settimana il segretario di Stato americano Kerry. Rilanciare il dialogo:
l’invito del numero uno dell’Onu Ban Ki-moon che ha parlato di crisi ''andata troppo
oltre''.
L'escalation della tensione tra i due Paesi, allontana il progetto
di riconciliazione per il quale sta lavorando da anni la Chiesa locale. Preoccupano
anche le posizioni ferme delle ultime ore del leader, Kim Jong, anche di fronte ai
ripetuti appelli alla calma e alla moderazione della comunità internazionale. Abbiamo
chiesto all’ambasciatore della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, Thomas
Hong-Soon Han, come sta vivendo questo momento di crisi la comunità cattolica
nella penisola:
R. – L’unica cosa che possiamo fare è pregare per la pace e
per la riconciliazione. Il popolo coreano è molto riconoscente al Santo Padre che
ha mostrato un interessamento ed una preoccupazione paterna nel promuovere la pace
nella penisola coreana. Siamo veramente grati al Santo Padre per questa sollecitazione
verso tutto il popolo del mondo, per la pace nel mondo e per la pace in Asia.
D.
– Come sta reagendo la comunità della Corea del Sud?
R. – Direi che il popolo
è sereno, però in stato di grande allerta. Questa volta si tratta di una minaccia
esagerata: i dirigenti del Nord possono anche commettere errori e un piccolo errore
crea un disastro, soprattutto per il Nord ma anche per il Sud. Siamo preoccupati di
questo.