India. Ucciso a Pasqua il rettore del seminario di Bangalore
Il rettore del Seminario di Bangalore, nello Stato indiano del Karnataka, è stato
ucciso nella notte tra la domenica di Pasqua e il lunedì da ignoti. Un omicidio “brutale,
terribile, senza senso”: così l’arcivescovo di Bangalore, mons. Bernard Moras, ha
commentato l'accaduto. Il corpo di padre K. J. Thomas è stato rinvenuto all’alba all’interno
della mensa del Seminario pontificio di San Pietro: secondo le prime ricostruzioni,
è stato colpito in faccia con un mattone e sia il viso che il corpo erano talmente
straziati che i seminaristi stessi hanno fatto fatica a riconoscerlo. Le prime ipotesi
degli investigatori – riportate da AsiaNews – propenderebbero per il furto mirato,
dal momento che dall’ufficio mancano alcuni documenti. Tuttavia, il computer, l’iPad
e gli altri beni del defunto sono al loro posto, quindi proseguono le indagini sull’identità
e il movente degli assassini, che hanno agito indisturbati probabilmente a causa della
pioggia battente. Padre Thomas, che svolgeva attività pastorale nell’Istituto per
lo Studio della Teologia e della Filosofia da oltre 30 anni, doveva andare a prendere
sua sorella, una suora, all’aeroporto ieri mattina, e la religiosa, non vedendolo
arrivare e non riuscendo a sentirlo al telefono, si è recata da sola nella struttura
dove ha ricevuto la notizia. Questa mattina nel Seminario è stata celebrata una Messa
in memoria del sacerdote, alla quale hanno partecipato decine di laici e religiosi,
mentre le esequie si svolgeranno nella sua diocesi di origine, Ootacamund, il cui
vescovo presto renderà nota la data. “Hanno ucciso un sacerdote pio e pacato, è una
grave perdita per tutti noi e io in particolare perdo un caro amico, umile e compassionevole”,
sono state le parole di cordoglio del cardinale Oswald Gracias, presidente dei vescovi
indiani, che ha espresso le proprie condoglianze e quelle di tutti i presuli alla
famiglia. Padre Thomas è l’ottavo presbitero ucciso dall’inizio del 2013: prima di
lui tre le vittime in Colombia, una in Messico, una in Venezuela, una in Tanzania
e una in Canada. (A cura di Roberta Barbi)