Non esiste nulla che non debba la propria esistenza a Dio Creatore. E' quanto sottolinea
il Catechismo della Chiesa cattolica. Lo ricorda il gesuita padre Dariusz Kowalczyk,
nella sua 20.ma puntata del ciclo dedicato ai 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo:
Dio è il creatore
del cielo e della terra, cioè del mondo visibile e invisibile. Il libro della Genesi
ci parla della creazione del mondo materiale. Ovviamente si tratta della rappresentazione
simbolica dei sette giorni che ci rivela non le verità cosmologiche o la storia naturale,
ma le verità teologiche che riguardano la nostra salvezza.
Il Catechismo elenca
queste verità: 1. Non esiste nulla che non debba la propria esistenza a Dio Creatore;
2. Ogni creatura ha la sua propria bontà e la sua propria perfezione; 3. L’interdipendenza
delle creature è voluta da Dio; 4. L’uomo è il vertice dell’opera della creazione;
5. Il settimo giorno è stato consacrato da Dio (cf. CCC 338ss).
Nel racconto
della Genesi sulla creazione come un ritornello viene ripetuta la frase: “E Dio vide
che ciò era buono”. Questo vuol dire che le diverse creature riflettono – ognuna a
modo suo – la bontà di Dio. “Per questo – leggiamo nel Catechismo – l’uomo deve rispettare
la bontà propria di ogni creatura, per evitare un uso disordinato delle cose, che
disprezza il Creatore” (CCC 339). Tale rispetto però non ha niente a che fare con
alcune ideologie ecologiste diffuse nei nostri tempi.
Sant’Ignazio di Loyola
ci dà nei suoi “Esercizi Spirituali” un principio che esprime bene il senso della
creazione: “L’uomo è creato per lodare e servire Dio, e per salvare, in questo modo,
la propria anima. E le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo
affinché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato”.
Le
altre cose ci possono aiutare ad arrivare a Dio. Per esempio attraverso la loro bellezza,
che riflette la gloria di Dio. La bellezza creata e increata (cioè divina) si sono
unite perfettamente in Gesù Cristo. Contempliamo quindi il suo volto, visibile nei
Vangeli, perché esso ci riveli il mistero dell’universo.