Mons. Vitillo: Papa Francesco ci esorta a non discriminare i malati di Aids
L'Associazione nazionale per la lotta all’Aids (Anlaids) è presente in questi giorni
sul territorio italiano con circa 3 mila banchetti per sostenere le sue iniziative
contro la pandemia.Un impegno, quello in favore delle persone sieropositive,
che ha sempre contraddistinto l'azione pastorale dell'allora cardinale Jorge Mario
Bergoglio. Celebre l’immagine che lo ritrae inginocchiato, mentre bacia i piedi di
un bambino malato di Aids. Isabella Piro ha raccolto la riflessione di mons.
Robert Vitillo, consigliere speciale per l’Aids della Caritas Internationalis:
R. - Sicuramente,
come persona che lavora in questo campo ormai da venticinque anni, mi sono commosso
nel vedere questa fotografia dell’allora cardinale Bergoglio, mentre lava e bacia
i piedi di un bambino malato di Hiv.
D. - Tra le linee-guida del Pontificato
di Papa Francesco c’è proprio la vicinanza agli ultimi, agli esclusi, ai sofferenti.
Qual è la sua riflessione, in proposito?
R. – Sicuramente, la Caritas è molto
felice non soltanto di queste linee-guida, ma anche della personalità del Papa: è
una persona semplice, che dimostra la sua vicinanza ai poveri. E i poveri, nella visione
della Caritas, includono anche le persone sofferenti a causa della malattia, specialmente
coloro che sono affetti da Hiv/Aids, perché c’è ancora molta stigmatizzazione nei
loro confronti, vengono rifiutati molto spesso. Noi dobbiamo, quindi, focalizzarci
sulla loro dignità ed includerli nelle nostre comunità come Chiesa.
D. – Qual
è l’impegno della Caritas Internationalis nella lotta all’Aids?
R.
– La Caritas Interntationalis ha definito la lotta all’Aids come una delle
sue priorità nel 1987. Attualmente, sono stati avviati programmi della Caritas in
116 Paesi del mondo. L’Africa sub sahariana è l’epicentro dell’Aids; ma anche nell’Europa
dell’Est si riscontra un aumento delle infezioni da virus Hiv: ad esempio in alcuni
Paesi come la Russia e l’Ucraina. Lo stesso dicasi per i Paesi dell’Asia centrale,
in cui la maggior parte dei contagi avviene attraverso le siringhe usate da persone
tossicodipendenti.
D. – È importante ribadire un approccio globale alla lotta
all’Aids: non si tratta solo di di una questione farmacologica, ma anche di educazione?
R. - Sì, sicuramente e in questo campo credo che la Chiesa cattolica sia molto,
molto forte perché non cerchiamo solo soluzioni tecniche, ma guardiamo alla dignità
di tutta la persona, per tutta la sua vita: dal concepimento fino alla morte naturale.
La soluzione per combattere l’Aids è la responsabilità, specialmente nella vita intima.
Per questo, noi promuoviamo l’attività sessuale solo all’interno del matrimonio tra
uomo e donna e in un matrimonio indissolubile e fedele da entrambe le parti. Molti
scienziati e personalità ufficiali dei governi hanno focalizzato la loro attenzione
solo sull’uso del preservativo, ma adesso molti di loro si sono resi conto che questa
non è la soluzione del problema. Ci sono, poi, dei programmi molto validi sviluppati
dalla Chiesa: ad esempio, il Catholic Relief Service, la Caritas americana,
ha sviluppato un progetto chiamato “La Casa fedele” e che prevede incontri con coppie
di coniugi per sviluppare e promuovere la fedeltà.
D. – Mons. Vitillo, qual
è il suo auspicio per il Pontificato di Papa Francesco?
R. – Speriamo che
la Chiesa segua questo nuovo Papa: non si tratta solo di ascoltarlo, ma anche di mettere
in pratica, nella vita quotidiana, la sua vicinanza ai poveri.