Pasqua in Myanmar: l'arcivescovo di Yangon invita alla speranza
Come la Risurrezione di Cristo ha restituito "una nuova energia" nei cuori di discepoli
e fedeli così "il popolo del Myanmar", dopo "aver lenito le ferite" di un passato
buio, sta ora entrando "in un'era di speranza". È un messaggio improntato alla fiducia,
all'unità e alla pace quello di mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, ai cattolici
birmani in occasione della Pasqua. Il prelato – come riporta AsiaNews - ripercorre
le sofferenze del popolo di Israele che vaga per 40 anni in attesa di raggiungere
la terra promessa, i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto, la sua morte in croce
e la "speranza della Risurrezione". E avanza un parallelo con le sofferenze del popolo
birmano, il quale deve lasciarsi alle spalle un "passato imperfetto" per guardare
al futuro con la certezza che "sono stati gettati i semi della speranza". "La notizia
del Cristo risorto - spiega mons. Bo - è fonte di energia" per i discepoli di un tempo
come per i fedeli di oggi e "un incoraggiamento nella vita e nella missione" di ciascuno.
"Scegliamo la vita, scegliamo la speranza, scegliamo un futuro migliore che è possibile"
è l’appello del presule, a cui segue l’invito a "metterci alle spalle le ferite del
passato e i ricordi che fanno ancora male". Da ultimo, l'arcivescovo di Yangon rivolge
un pensiero ai moltissimi birmani della diaspora, ai profughi e ai rifugiati che nei
decenni passati hanno abbandonato il Myanmar. "Il Myanmar è madrepatria per tutti
noi - commenta - ma non tutti noi viviamo oggi sotto la sua protezione. Migliaia sono
in esilio. Rifugiati, sfollati interni, migranti in cerca di prospettive migliori".
Essi devono tornare a casa, perché la Pasqua "è un ritorno a casa, un ingresso nella
terra promessa di pace, prosperità e sviluppo". "Guardiamo al passato ma non torniamo
al passato", conclude mons. Bo. Come "Gesù risorto ha restituito fiducia nei cuori
dei fedeli", così "noi, popolo del Myanmar, dobbiamo entrare in un'era di speranza",
conclude il messaggio. (D.M.)