Ostensione televisiva della Sindone. Il Papa: il Volto sfigurato del Sacro Lino ci
parla dell’amore di Dio
Nel Volto sfigurato della Sindone vediamo la sofferenza dei più deboli e ci immergiamo
nel silenzio dell’amore. E’ quanto afferma Papa Francesco in un videomessaggio in
occasione dell’Ostensione straordinaria della Sindone di Torino, trasmessa in mondo
visione da Rai Uno, ieri pomeriggio. L’evento si colloca nell’ambito dell’Anno della
Fede voluto da Benedetto XVI. Nel videomessaggio, il Papa ringrazia il Signore per
gli strumenti di comunicazione che oggi offrono questa possibilità di venerazione.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Altissimo
e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio”. Contemplando l’Uomo della Sindone,
il Papa ripete la preghiera di Francesco d’Assisi davanti al Crocifisso. E subito
sottolinea come, difronte alla Sindone, l’osservare diventa un “venerare”, è “uno
sguardo di preghiera”. Anzi, aggiunge, è un “lasciarsi guardare”. “Questo Volto –
osserva Papa Francesco – ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente
ci guarda e nel silenzio ci parla”. Come è possibile? “Questa immagine, impressa nel
telo - è la sua riflessione - parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte
del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente
dell’amore”
Lasciamoci, dunque, “raggiungere da questo sguardo, che non cerca
i nostri occhi ma il nostro cuore”, è l’invito del Papa. E aggiunge: “attraverso la
sacra Sindone ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l’Amore fatto uomo, incarnato
nella nostra storia”, un amore che “ha preso su di sé tutto il male del mondo per
liberarci dal suo dominio”. “Questo Volto sfigurato - afferma il Papa - assomiglia
a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità,
da guerre e violenze che colpiscono i più deboli. Eppure il Volto della Sindone comunica
una grande pace; questo Corpo torturato esprime una sovrana maestà”. Quel Volto, conclude
il Papa, “è come se lasciasse trasparire un’energia contenuta ma potente, è come se
ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la
forza del Risorto vince tutto”.
Fedeli di tutto il mondo sintonizzati ieri
dunque con Torino, dove in diretta mondovisione - nell’ambito del programma “A sua
immagine” su Raiuno - è stata trasmessa l’ostensione televisiva della Sindone, direttamente
dal Duomo del capoluogo piemontese, dove è custodita. L’evento, promosso dall’arcidiocesi
di Torino nell’ambito dell’Anno della Fede, si è potuto seguire anche su smartphone
e tablet, grazie ad una semplice app. Isabella Piro ne ha parlato con l’arcivescovo
di Torino, mons. Cesare Nosiglia:
R. - L’Ostensione
durerà poco più di un’ora e mezza, e sarà divisa in due parti: la prima, della durata
di circa un’ora, sarà impostata sulla celebrazione della Parola di Dio, con canti,
preghiere e meditazioni. Nel Duomo di Torino, saranno presenti 300 disabili, malati,
persone che portano nella loro vita, e anche nel loro corpo, l’immagine e la realtà
della sofferenza che la Sindone ci richiama. Ci sarà anche un gruppo di giovani, in
modo che anche a livello giovanile ci sia questa attenzione e disponibilità nei confronti
di un evento così importante. Poi, queste 300 persone passeranno davanti alla Sindone
e vedranno da vicino il Sacro Lino, accompagnati da preghiere ed anche da spazi di
silenzio, perché vorremmo che fosse proprio la Sindone al centro dell’evento.
D.
- Si tratta della seconda Ostensione televisiva della storia, dopo quella del 1973.
Come è cambiato, in quarant’anni, l’approccio dei fedeli alla Sindone?
R.
- Mi pare che adesso ci sia un’impostazione molto forte sul punto di vista dell’annuncio,
dell’evangelizzazione, di ciò che rappresenta questa icona della Passione e morte
del Signore. Sembra di avere un Vangelo davanti agli occhi. La Sindone non è un segno
di sconfitta, ma di vittoria e di speranza perché in qualche modo anticipa la Risurrezione.
Non parla solo di dolore, ma parla di gioia: quella gioia che nasce proprio dal sapere
che Dio ci ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito, per cui chi crede in Lui
veramente ha la vita.
D. – L’ostensione della Sindone coincide con la prima
Pasqua di Papa Francesco che, sin dai suoi primi discorsi, ha ribadito l’importanza
di una Chiesa povera, vicina ai malati e ai sofferenti. Questo dà un valore aggiunto
all’ostensione del Sacro Lino?
R. – Sì, credo che si raccordi molto bene con
il messaggio che abbiamo avuto nei primi interventi di Papa Francesco. Quando ha parlato
di “custodire”, io pensavo che la Sindone viene “custodita” perché è una realtà preziosa,
che dà un continuo stimolo a impostare la vita sulla fede in Cristo, riconosciuto
e accolto da tutti coloro che soffrono, che sono in difficoltà. È un messaggio che
va custodito da parte della Chiesa affinché sia poi custodito nel cuore dei poveri,
dei sofferenti, delle famiglie, di coloro che si trovano in situazioni difficili.
La Sindone è quindi un messaggio di grande speranza: di fronte a un mondo che diffonde
messaggi accattivanti, ma di evasione e di disimpegno, la Sindone richiama invece
la dimensione di un amore che si dona, che si offre veramente in sacrificio. C’è la
necessità, quindi, non solo di condividere la sofferenza degli altri, ma anche di
farsi sofferenti con i sofferenti, poveri con i poveri, nel senso proprio di condividere
davvero fino in fondo la situazione difficile di questi nostri fratelli che ci danno
molto: loro custodiscono noi e noi custodiamo loro. E poi ricordo il bellissimo momento
di silenzio, in Piazza San Pietro, [il 13 marzo, la sera dell’elezione di Papa Francesco
ndr] in cui Papa Francesco ha chiesto di essere benedetto attraverso la preghiera
silenziosa dei fedeli. Ebbene: la Sindone esprime questo silenzio, il silenzio del
Sepolcro di Cristo che però non è un silenzio vuoto, bensì è carico di benedizione,
di attesa, di speranza per tutti, soprattutto per chi soffre, ma anche per chi si
fa carico delle sofferenze dei fratelli.