Passione di Cristo. Padre Cantalamessa: "La Chiesa annunci Cristo tornando alla semplicità
delle origini"
Tornare alla semplicità nell’annuncio di Cristo, morto e risorto, abbattendo quegli
impedimenti che sono di ostacolo all’evangelizzazione: residui di cerimoniali, eccesso
di burocrazia, controversie passate. E’ l’esortazione del predicatore della Casa Pontificia,
padre Raniero Cantalamessa, pronunciata durante la predica della Passione del Signore
presieduta ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana da Papa Francesco. “La fede cristiana
– ha detto il sacerdote francescano – ha una risposta sicura” da dare ai grandi interrogativi
del mondo secolarizzato e del nostro continente europeo. Il servizio è di Paolo
Ondarza:
Steso sul pavimento
della Basilica Vaticana. Papa Francesco, come i sacerdoti di tutte le chiese del mondo
nel venerdì santo, compie il gesto di adorazione del Cristo morto in Croce. Dall’alto
del Calvario – spiega il predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa
– la vita umana appare diversa da come i nostri occhi la vedono. Il sacerdote francescano
cita ad esempio le foto della terra vista da un satellite: esse ci danno un’immagine
del pianeta che non conosciamo “standoci dentro”. In Gesù crocifisso, morto e risorto,
– osserva – appare evidente che nonostante le miserie, le ingiustizie, le mostruosità
esistenti, "il mondo nuovo è già iniziato". Il male e la morte sono sconfitti:
"Cristo
è entrato nella morte come si entra in una prigione oscura; ma ne è uscito dalla parete
opposta. Non è tornato indietro da dove era venuto, come Lazzaro che torna a vivere
per morire di nuovo. Ha aperto una breccia verso la vita che nessuno potrà più richiudere,
e per la quale tutti possono seguirlo. La morte non è più un muro contro cui si infrange
ogni speranza umana: è diventata un ponte verso l’eternità. Un 'ponte dei sospiri',
forse, perché a nessuno piace morire, ma un ponte, non più un abisso che tutto inghiotte".
Nel
Triduo pasquale, vertice di questo Anno della Fede che il Papa emerito Benedetto
XVI ci ha donato – sottolinea padre Cantalamessa – è urgente dire al mondo che “Cristo
è morto per tutti”. Abbiamo la possibilità di prendere oggi la decisione più importante
della nostra vita: credere:
"Questo Venerdì Santo celebrato nell’anno della
fede e in presenza del nuovo successore di Pietro, potrebbe essere, se lo vogliamo,
il principio di una nuova vita". Nella Croce risiede la risposta sicura
che solo la fede cristiana può dare ai grandi interrogativi del mondo secolarizzato,
ai tanti “uomini alla finestra” che sognano di riceverla: dobbiamo fare il possibile
– esorta il predicatore – perché nella Chiesa il messaggio di Cristo "non trovi impedimenti,
ma esca libero e gioioso come quando iniziò la sua corsa":
"Sappiamo quali
sono gli impedimenti: i muri divisori, a partire da quelli che separano le varie Chiese
cristiane tra di loro, l’eccesso di burocrazia, i residui di cerimoniali, leggi e
controversie passate, divenuti ormai solo dei detriti".
Sono tempi nuovi
per la Chiesa: padre Cantalamessa la paragona a quegli edifici antichi che nel corso
dei secoli per essere adattati alle esigenze del momento hanno subito modifiche: scalinate,
stanze, tramezzi; adattamenti che possono non rispondere più alle esigenze attuali.
Di qui l’invito a trovare il coraggio di abbatterli per riportare l’edificio alla
semplicità e linearità delle origini:
"Fu la missione che ricevette un giorno
un uomo che pregava davanti al crocifisso di San Damiano: 'Va’, Francesco, ripara
la mia Chiesa'. Che lo Spirito Santo, in questo momento in cui si apre per
la Chiesa un tempo nuovo, pieno di speranza, ridesti negli uomini che sono alla finestra
l’attesa del messaggio e nei messaggeri la volontà di farlo giungere ad essi, anche
a costo della vita".