2013-03-29 14:54:25

L'abbraccio del Papa ai ragazzi di Casal del Marmo riuniti nella palestra. Le voci di chi lavora nel carcere


Al termine della Messa, celebrata giovedì nella cappella “Padre Misericordioso”, Papa Francesco ha incontrato tutti i giovani nella palestra. I detenuti gli hanno donato una croce e un inginocchiatoio in legno realizzati da loro e il Papa ha ricambiato con uova di cioccolato e colombe per tutti. Il servizio di Davide Dionisi:RealAudioMP3

“Sono venuto qui, ma dal cuore è venuto quello, soltanto. (…) Le cose del cuore non hanno spiegazione, vengono da sole”.

Il motivo della visita di Papa Francesco, ieri nell’Istituto Penale per Minorenni di Casal del Marmo, è tutto in questa risposta data a uno dei ragazzi detenuti, durante l’incontro nella palestra attigua alla cappella “Padre Misericordioso”, dopo la Messa in Coena Domini. Il Papa ha voluto salutare e abbracciare tutti i giovani ospiti, regalando loro un messaggio che ha fatto immediatamente breccia nei loro cuori:

“Non lasciatevi rubare la speranza. Capito? Sempre con la speranza, avanti!”.

Un’esperienza molto forte, l’ha definita il cardinale vicario Agostino Vallini, che ha lasciato un segno indelebile:

“Certamente, un’esperienza molto forte in cui la presenza del Santo Padre, le sue parole, la vicinanza a questi ragazzi, il suo sguardo di affetto e di amore hanno toccato tutti e hanno aperto il cuore al Signore”.

Per il ministro della Giustizia, Paola Severino, grazie a questa straordinaria dimostrazione di affetto di Papa Francesco, ciascuno dei ragazzi ha compreso realmente cosa vuol dire essere circondati dall’amore e dal senso della speranza:

R. – Io credo che in quel cielo grigio si sia aperto uno squarcio di speranza, così come diceva il Papa: ‘Non perdete la speranza’, perché anche in un carcere, in una struttura semplice come questa, ci può essere tanto amore e tanto spirito di servizio. I fervidi sentimenti che ho visto anche nel nostro personale di polizia penitenziaria, nei volontari, in tutti coloro che aiutano questi ragazzi.

D. – Nel suo intervento, nel suo saluto, lei ha ricordato l’inizio del suo percorso istituzionale con Rebibbia e poi a Casal del Marmo. Un percorso costellato anche di altre tappe, come lei ha ricordato …

R. – Molte di queste tappe sono state dedicate, appunto, al carcere. Devo dire che ne è valsa la pena, perché non so se il bilancio sia di tante o poche cose fatte. Io avrei voluto farne molte di più, per il carcere, però certamente ho dedicato al carcere un’attenzione continua e queste due tappe – la prima e l’ultima – che hanno segnato questo cammino, mi sono sembrate veramente molto importanti.

Oltre ai ragazzi, c’è stata tanta emozione anche tra il personale che lavora in carcere. Tra loro, Caterina Chinnici, capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile, figlia del giudice Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia nel 1983. Proprio lei ha voluto regalare al Papa un libro sulla storia del padre magistrato e ne parla al microfono di Davide Dionisi:RealAudioMP3

R. – E’ stata innanzitutto una grandissima emozione, che veramente ci ha coinvolto tutti: sia me come capo Dipartimento, sia i miei collaboratori, ma soprattutto all’interno dell’Istituto penale. E la stessa emozione l’hanno provata i ragazzi. Sono ragazzi che non sono abituati a gestire le proprie emozioni e li abbiamo accompagnati proprio nel senso di comprendere veramente quanto sia importante questo gesto del Santo Padre: l’attenzione, la cura, l’amore che dedica a questi ragazzi per portare un segno di speranza e – a me piace dire – un segno di fiducia. Io ho vissuto questo momento in continuità con un impegno che a me viene anche dal mio percorso di vita personale: mio padre è stato il primo a rivolgere l’attenzione ai ragazzi. Io ho fatto per 14 anni il giudice minorile e mi sono trovata davanti ragazzi che avevano commesso reati molto gravi, anche per fatti di mafia. E mi tornavano alla mente le parole di mio padre che diceva: “Io ho fiducia nelle giovani generazioni”. E io questa fiducia l’ho sempre riposta nei giovani, anche in quelli meno fortunati che possono avere commesso degli errori. Questa Messa che il Papa ha voluto dedicare proprio ai ragazzi, è un segnale forte di questa fiducia. E per noi è un incoraggiamento a proseguire a lavorare proprio per questi ragazzi.

Sono difficili le condizioni di chi lavora nel carcere di Casal del Marmo, in particolare per gli agenti di Polizia penitenziaria chiamati a far rispettare l’ordine ma anche alle prese con minori e con le fatiche che questo comporta. Davide Dionisi ne ha parlato con il comandante della Polizia penitenziaria di Casal del Marmo, Saulo Patrizi:RealAudioMP3

R. – E’ un compito estremamente complesso, non tanto per i numeri che sono presenti nel nostro reparto, che è comunque è un reparto piccolo, quanto per l’animo e la professionalità che ci mette il personale, che spesso – avendo poi anche turni lunghi all’interno delle sezioni – tende a metabolizzare tanta sofferenza che si vive nelle sezioni assieme ai ragazzi. Bisogna anche essere grandi "contenitori" di emozioni, non solo per i nostri giovani detenuti ma anche per il personale che dobbiamo gestire.







All the contents on this site are copyrighted ©.