"Sono ragazzi che hanno
bisogno di tanta fiducia e tanto sostegno, l’adolescenza è un’età delicata. Il
Papa in sostanza viene a dirci che il Signore arriva anche dove c’è buio pesto". Due
seminaristi volontari nel carcere minorile di Casal del Marmo (Roma) raccontano l'esperienza
di accompagnamento accanto ai ragazzi che oggi accolgono Francesco per la Messa in
Coena Domini. Guido Chiaretti, Presidente della Sesta Opera - San Fedele, associazione
che da novant'anni è impegnata nel volontariato carcerario in Italia, con lo stile
della spiritualità ignaziana, commenta ai nostri microfoni la scelta del Pontefice
di celebrare in questo luogo la liturgia del Giovedì Santo. "Aver deciso di andare
in un carcere minorile è aver scelto ancora di più la ‘periferia dell’esistenza’,
perché i giovani sono le persone meno attrezzate nel difendersi dalle difficoltà,
sono i più indifesi tra gli esclusi. A San Vittore - racconta Chiaretti - alcune
persone oggi mi dicono: 'Sai qual è il giorno più fortunato della mia vita? Il giorno
in cui mi hanno arrestato'. Ecco, quando uno riesce a cogliere che il momento drammatico
dell’arresto si è rivelato un’opportunità che non si sarebbe mai aspettato, è straordinario".
Come vivere il volontariato in carcere? "Il volontario non va in carcere perché ha
compassione del condannato - spiega - o perché crede che la pena sia ingiusta. E'
che in carcere subisci una serie di conseguenze di emarginazione e di infantilizzazione
che ledono la dignità umana di figli di Dio. Un volontario va dunque in carcere per
ricoltivare gli affetti, per aiutare a perseverare nella via del bene, per insegnare
a lottare contro le tentazioni, per elevare l’anima, se possibile, e quindi per fortificare
i carcerati. Questa è la sfida vera. Per ogni volontario è bellissimo assistere a
questa inversione dell’esistenza. La società dovrebbe essere un po’ più aperta a questa
realtà del carcere. Perché una società che perde di vista questa realtà perde completamente
la possibilità di incontrare questa esperienza di rinascita. Un’opportunità di ricominciare
c’è, sempre". (a cura di Antonella Palermo)