2013-03-28 16:37:53

Francesco :"Uscite incontro agli altri! Verso le periferie dell'esistenza!"
La testimonianza di un 'prete di strada'


RealAudioMP3 "Uscire", andare incontro agli altri, verso le "periferie dell'esistenza", dove c'è sofferenza, sangue versato, cecità, dove ci sono "prigionieri di tanti cattivi padroni". "Aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie", per non vedere più lo spettacolo penoso di "tante parrocchie chiuse". La pastorale di Papa Francesco per la Settimana Santa è racchiusa in questi inviti perentori, ribaditi più volte, rivolti ai sacerdoti - ai quali il Papa chiede di essere "pastori con l'odore delle pecore" - e a tutta la comunità ecclesiale. "Quello di Papa Bergoglio è un annuncio programmatico ma anche un progetto che va realizzato sul campo, nella quotidianità" commenta don Roberto Sardelli, fondatore nel '68 della Scuola 725 per i baraccati dell'Acquedotto Felice a Roma, uno dei sacerdoti italiani che praticarono la 'pastorale della strada' nell'immediato dopo-Concilio. "Mi colpisce il riferimento del Papa a Gesù: Lui è uscito, ha percorso le strade della Terra Santa. Già cinquant'anni fa mi accorsi che le parrocchie erano chiuse in se stesse, non erano più strutture portanti dell'annuncio di liberazione del Vangelo. Per quello scelsi di vivere come sacerdote fra i baraccati". "Francesco - aggiunge don Roberto - ci spinge ad andare verso le "periferie dell'esistenza", facendoci capire che non sono solo un fatto toponomastico, ma che le periferie sono anche al centro delle grandi città, delle grande nazioni. Così al centro di New York, come di Roma, troviamo condizioni esistenziali di dolore, abbandono, isolamento". "Di fronte a queste realtà, però, - aggiunge don Sardella - le parrocchie coltivano comunità di ben-pensanti, ben-comportanti e questo mondo periferico trova difficoltà ad entrare". "Eppure i poveri sono anche, e soprattutto, portatori di valori per la comunità cristiana" spiega il sacerdote originario di Pontecorvo. "Il povero non è solo oggetto di amore, è soggetto, è Magistero. Perché l'incontro con i poveri è l'incontro con il 'Povero', con Colui che - come ci ricorda Papa Francesco - poteva dire di sé "il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo". "In questo senso - spiega don Sardella - i poveri, gli ultimi, diventano artefici di liberazione, soggetti che propongono modifiche, cambiamenti alle organizzazioni ecclesiali. L'insegnamento del Vangelo, infatti, resta in eterno, ma le circostanze mutano. Per questo le parrocchie si sono fossilizzate, non hanno capito che la la Parola va annunciata in contesti nuovi". In questo senso don Roberto Sardelli dà un significato particolare all'auspicio di Papa Francesco a realizzare una "Chiesa povera e per i poveri". "Questa - spiega don Sardelli - e lo dico con carità e amore, ma anche con imbarazzo, è una montagna da rimuovere. Molto si deve al si dice, ma molto è vero". "La Chiesa povera dovrebbe essere una Chiesa che assume la dimensione della povertà e non del semplice pauperismo". "Thomas Mann - spiega - diceva che la profezia si alimenta nella privazione. Ora la Chiesa, nelle sue strutture, se non assume la condizione del povero si priva dell'annuncio profetico di liberazione. E' questo è un macigno da rimuovere". "Il Papa e i vescovi hanno dunque un grande lavoro davanti" conclude don Sardella. "Quando però Francesco si è presentato come vescovo di Roma, ma anche come un Papa che viene 'dalla fine del mondo' mi sono chiesto chi lo informerà sulle condizioni della sua Chiesa? Per questo ho deciso di scrivere al Pontefice per suggerire un grande dibattitto nella Chiesa locale simile al Convegno sui 'mali di Roma' che si fece nel '74". (Intervista a cura di Fabio Colagrande)







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