2013-03-28 08:26:03

Centrafrica. Appello Unicef: oltre 600 mila minori vittime della guerra. Suor Eliana: "Pregate per il Paese"


Dalla Repubblica Centrafricana continuano a giungere notizie di violenze: il Movimento golpista "Seleka" prosegue la sua avanzata sul territorio, dopo aver conquistato la capitale Bangui. Intanto, dall’Unicef preoccupante denuncia sulla situazione dei civili, in particolare dei minori. Il servizio di Giulio Albanese:RealAudioMP3

A pagare il prezzo più alto nella Repubblica Centrafricana sono i bambini. Sarebbero, infatti, 600 mila quelli colpiti dalle conseguenze del conflitto in corso in tutto il Paese. La denuncia viene dall’Unicef, che ha invitato tutte le parti a deporre le armi e a garantire il rispetto dei diritti umani. Sta di fatto che l’insicurezza è tale, per cui le Nazioni Unite hanno temporaneamente trasferito il personale non essenziale nel vicino Camerun. Il blocco delle strade, la presenza di gruppi armati predatori e il potenziale rischio di ulteriori saccheggi stanno impedendo la distribuzione massiccia di aiuti. D’altronde l’avanzata dei ribelli della coalizione "Seleka", molti dei quali ciadiani e sudanesi, prosegue verso Nord e la gente è terrorizzata.

Sulla situazione nel Paese, Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Bimbo, vicino Bangui, suor Eliana missionaria comboniana:RealAudioMP3

R. - La situazione è difficilissima, perché hanno distrutto tutto! Noi siamo a nove chilometri dal centro di Bangui e quelli che sentiamo sono spari… Noi non possiamo uscire dalla nostra casa: ci si può spostare solo a piedi, e siccome continuano a sparare, riusciamo ad andare solo alla parrocchia, che è a 500 metri da noi, e poi torniamo subito a casa. Avevamo fatto delle provviste e per il momento possiamo ancora gestire il quotidiano. Oggi, per la prima volta, è ritornata la luce e questo è un po’ un segno di speranza.

D. - Le persone che hanno accesso al vostro centro che informazioni vi portano?

R. - Ci parlano di tanta gente che è scappata nei campi, nella foresta, che ha attraverso il fiume per andare in Congo; ci parlano di furti nelle case, nei negozi, hanno distrutto le stazioni di benzina; di morti, anche annegati, tra coloro che hanno cercato di fuggire: sono sepolti senza neanche una bara…

D. - Arrivano anche notizie di assalti alle comunità e alle chiese: me lo può confermare?

R. - Sono andati in parecchie comunità religiose per rubare le macchine, i soldi… Sappiamo dalle nostre sorelle e confratelli che i ribelli sono già arrivati nell’alta prefettura, nella foresta: quindi continuano ad andare avanti distruggendo tutto!

D. - Djotodia si è autoproclamato presidente: è cambiato qualcosa?

R. - Sta invitando la popolazione a riprendere il lavoro, a riprendere tutte le attività, ad aprire i negozi. C’è il coprifuoco, dalle 7 di sera alle 6 del mattino, proprio per cercare di disarmare tutti quelli che hanno preso le armi approfittando della confusione e che continuano a sparare. Non uscendo, non sappiamo, quando sentiamo sparare se sia "Seleka" o se siano banditi…

D. - Nella vostra casa sono arrivate delle persone a chiedere aiuto?

R. - Nessuno per il momento ha cercato rifugio qui: molti si sono rifugiati nella sede della Conferenza episcopale e della Caritas nazionale, che non è lontana da noi.

D. - Oggi inizia il Triduo pasquale: in questo clima, come vivete questo tempo forte?

R. - Aspettavamo veramente con gioia la Messa Crismale: sarebbe stata la prima celebrazione di questo tipo con il nuovo vescovo. Ricordo ancora l’anno scorso quando il nunzio, celebrando la la Santa Messa, aveva detto: spero veramente, l’anno prossimo, di essere qui come invitato speciale ad ascoltare - anche io - l’omelia del vostro vescovo… E noi l’aspettavamo, ma non è stato possibile. So che questa mattina il vescovo ha celebrato nella prima chiesa di Bangui con i pochi sacerdoti - circa una decina - che hanno potuto essere con lui. Quindi viviamo, da un lato, una certa tristezza, ma dall’altro la Parola di Dio e il Triduo stesso che stiamo celebrando, ci incoraggia e ci fa sentire che il Signore è davvero con noi. Ci fa guardare avanti con speranza!

D. - Vuole lanciare comunque un appello attraverso i microfoni della Radio Vaticana?

R. - La cosa più importante è che ritorni la vera pace! Ci serve il sostengo, anche nella preghiera, delle persone affinché riusciamo conservare la serenità.







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