2013-03-27 14:30:50

Prima udienza generale. Papa Francesco: no a fede stanca, uscire da se stessi per aprire a tutti le porte di Dio


Vivere la Settimana Santa vuole dire uscire da sé stessi e portare aiuto ai dimenticati delle periferie del mondo. È l’esortazione che emerge dalla prima udienza generale che Papa Francesco ha presieduto ieri mattina in Piazza San Pietro. Il Pontefice ha dedicato la catechesi al significato della Settimana Santa, ma ha anche annunciato - raccogliendo “il testimone” di Benedetto XVI” – di voler riprendere dopo Pasqua la riflessione sull’Anno della Fede. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Un solo concetto, ripetuto con insistenza martellante: un cristiano deve “uscire”. Uscire da una fede di comodo per portare aiuto e comprensione tra gli abitanti delle “periferie dell’esistenza”. Uscire come Gesù, che considerava la gente la propria casa. L’insegnamento cardine che da due settimane il mondo ha imparato a conoscere di Papa Francesco diventa la prima pietra anche del suo magistero del mercoledì. Il Pontefice si sofferma sulla Settimana Santa e chiede ai cristiani di imitare Gesù, il quale dopo aver guarito, consolato, compreso, perdonato potenti e deboli, compie l’atto d’amore estremo sulla Croce. E questa, indica il Papa, è anche la “nostra strada”:

“Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore, vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi - come dicevo domenica scorsa - per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto”.

È la “logica del Vangelo”, scandisce Papa Francesco. Altre logiche quindi sono escluse. Ad esempio, afferma, l'accontentarsi “di restare nel recinto delle novantanove pecore”. Invece, esorta, si deve “uscire” come Gesù in cerca di quella che si è smarrita, “quella più lontana”:

“Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un ‘uscire’. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio”.

Uscire: per il Papa che ama condensare la sapienza cristiana in parole-chiave, è questo il verbo del giorno, ma che basta per una vita intera. Bisogna uscire, incalza, perché Gesù stesso viveva senza “una pietra dove posare il capo”:

“Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio”.

A questo punto, Papa Francesco risponde anche alla facile obiezione di chi sostiene di non avere tempo né forze per agire così, o di ritenerlo troppo difficile. In fondo, constata il Papa anche gli Apostoli redarguirono Gesù quando il Maestro mise crisi le loro “certezze”:

“Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di ‘uscire’ per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera”.

E qui, ricordando come Gesù rimproveri Pietro per non pensare “secondo Dio, ma secondo gli uomini”, Papa Francesco ribadisce - e aggiunge di non dimenticarlo mai - che “Dio pensa con misericordia”, come il padre della parabola del Figliol prodigo:

“La Settimana Santa è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie - che pena, tante parrocchie chiuse! – nelle nostre parrocchie, dei movimenti, delle associazioni, ed 'uscire' incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede. Uscire sempre! (...) Auguro a tutti di vivere bene questi giorni seguendo il Signore con coraggio, portando in noi stessi un raggio del suo amore a quanti incontriamo”.

La prima udienza generale di Papa Francesco si è segnalata per alcune novità rispetto alla prassi del passato. Dopo la catechesi in lingua italiana, il Pontefice ha atteso che un sacerdote ne facesse la sintesi in un altro idioma per poi ogni volta prendere la parola e salutare i relativi gruppi linguistici presenti nella Piazza, ma sempre utilizzando l’italiano. Inoltre, anche in questa circostanza si sono ripetute le scene ormai abituali che hanno visto, prima e dopo l’udienza generale, Papa Francesco rimanere a lungo a contatto con la gente, transitando lentamente a bordo della jeep scoperta e scendere di tanto in tanto a stringere mani, ricambiato con entusiasmo e grande affetto. Per la cronaca, dopo l’udienza Papa Francesco ha salutato la neo presidente della Camera italiana, Laura Boldrini.

Migliaia dunque le persone in Piazza San Pietro con il Papa, che hanno ricambiato con calore le parole e i gesti di vicinanza di Francesco. Massimiliano Menichetti era con loro:RealAudioMP3

Papa Francesco proteso verso migliaia di mani, sorrisi, lacrime, gioia. Per oltre 30 minuti, ha benedetto bambini, abbracciato fisicamente il popolo di Dio dopo l’udienza generale. Migliaia le persone assiepate vicino alle transenne, sul sagrato e poi in piazza. Al suo arrivo, prima della lettura del Vangelo, l’ampio giro sulla jeep: le bandiere di tutte il mondo si sono alzate a disegnare il mosaico universale della cristianità.

R. - È passato qui, davanti a me!

R. - La sensazione è bellissima! Questo mi ha già appagato.

R. - Viva il Papa!

R. - La cosa che mi ha colpito di più è proprio questa idea “dell’uscire da sé stessi”, un’espressione che il Papa ha ripetuto molte volte, dando proprio questa idea dell’evitare di chiudersi e portare Cristo a tutti con la tenerezza.

R. - Questo è proprio quello che volevamo sentirci dire, perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica di non accontentarci di quello che abbiamo e di non tenere la nostra fede solo per noi ma di tirarla fuori, di uscire da noi stessi per impegnarci, per cambiare un po’ il mondo: è quello che noi giovani vogliamo fare!

R. - Io penso che abbia ragione. Bisogna aver il coraggio, perché - almeno secondo la mia esperienza personale - posso dire di aver vissuto momenti difficili, però nonostante questo non ho mai perso la speranza, ho sempre pregato. Quello che ho sempre chiesto, alla fine mi è stato dato. Ho sempre pensato che ciò che mi è accaduto in passato è accaduto perché potevo portare quel tipo di croce e nelle parole del Papa vivo proprio questo.

R. - Le sue parole arrivano dirette al cuore!

R. - Mi sto riavvicinando alla Chiesa.

D. - Cosa l’ha colpito di questa prima udienza generale del Papa?

R. - L’affetto della folla che è veramente notevole.

R. - È stato tutto un insieme di cose... Questo suo ribadire la tenerezza e la vicinanza di Dio, che non siamo noi i primi a fare il passo, ma che è sempre Lui che ci viene incontro.

D. - Uscire da sé stessi, non rinunciare nonostante le tante debolezze: cosa ne pensa?

R. - Soprattutto, mi ha colpito il fatto di non rinchiudersi nel recinto delle 99 pecore. Spero tanto che il Papa continui a ribadire la tenerezza di Dio, abbiamo bisogno di sentircelo dire.

R. – Il portare questo raggio di luce che significa che dobbiamo uscire da noi stessi per sperimentare la presenza di Gesù Cristo nella nostra vita e avere il coraggio di portarlo a tutti gli altri. Il Papa anche nella solennità di San Giuseppe ha parlato della testimonianza e di lasciarsi custodire, e allo stesso tempo di essere noi custodi del fratello. Per questo ci vuole coraggio, non è facile.

D. - Che cosa la colpisce di questo Papa?

R. - Il suo coraggio nel parlare con sincerità ma con tanta tenerezza e l’amore verso i poveri.

D. - Il suo augurio per il Papa per questa Pasqua?

R. - Che lui continui su questa linea, perché con il suo parlare ci porta il Vangelo, e così ci porta Gesù.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo







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