Prima udienza generale di Papa Francesco: Gesù non ha una casa perché la sua casa
è la gente
Papa Francesco ha tenuto in Piazza San Pietro la sua prima udienza generale del mercoledì,
dalla sua elezione, 14 giorni fa. Ha iniziato la catechesi sottolineando che raccoglie
"con grande riconoscenza e venerazione" il testimone dalle mani di Benedetto XVI.
"Dopo la Pasqua - ha detto - riprenderemo le catechesi dell’Anno della fede. Oggi
vorrei soffermarmi sulla Settimana Santa. Con la Domenica delle Palme abbiamo iniziato
questa Settimana – centro di tutto l’Anno Liturgico – in cui accompagniamo Gesù nella
sua Passione, Morte e Risurrezione".
Quindi ha proseguito: "Ma che cosa può
voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel
suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione? Nella sua missione terrena,
Gesù ha percorso le strade della Terra Santa; ha chiamato dodici persone semplici
perché rimanessero con Lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione;
le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio. Ha parlato a tutti,
senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova,
ai potenti e ai deboli; ha portato la misericordia e il perdono di Dio; ha guarito,
consolato, compreso; ha dato speranza; ha portato a tutti la presenza di Dio che si
interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso
ciascuno dei suoi figli. Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che
si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. Dio è così: Lui fa sempre il
primo, lui si muove verso di noi. Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente
più comune: si è commosso davanti alla folla che sembrava un gregge senza pastore;
ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro;
ha chiamato un pubblicano come suo discepolo; ha subito anche il tradimento di un
amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi. «Le volpi
hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non
ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente,
siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di
amore di Dio".
Il Papa ha detto quindi che nella Settimana Santa “ viviamo
il vertice di questo cammino, di questo disegno di amore che percorre tutta la storia
dei rapporti tra Dio e l’umanità. Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo
passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla
per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce
il calice “per noi”. Il Figlio di Dio si offre a noi, consegna nelle nostre mani il
suo Corpo e il suo Sangue per essere sempre con noi, per abitare in mezzo a noi. E
nell’orto degli Ulivi, come nel processo davanti a Pilato, non oppone resistenza,
si dona; è il Servo sofferente preannunciato da Isaia che spoglia se stesso fino alla
morte (cfr Is 53,12)”. “Gesù – ha detto - non vive questo amore che conduce al
sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo
turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al
Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore
di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per
noi. Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Ciascuno
di noi può dire: 'Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me'. Ciascuno può dire
questo 'per me'”. Poi si chiede: “Che cosa significa tutto questo per noi? Significa
che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo
Gesù non solo con la commozione del cuore, vivere la Settimana Santa seguendo Gesù
vuol dire imparare ad uscire da noi stessi - come dicevo domenica scorsa - per andare
incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per
primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani,
quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione,
di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco
di amore!”.
“Vivere la Settimana Santa – ha aggiunto - è entrare sempre più
nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del
dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare
nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un
“uscire”: uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario,
dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte
dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi,
ha posto la sua tenda tra noi per portarci la misericordia di Dio che salva e dona
speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci
di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo “uscire”, cercare con Lui
la pecorella smarrita, quella più lontana. Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù,
come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per noi”.
E
ha proseguito: "Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma, padre, non ho tempo”, “ho tante cose
da fare”, “è difficile”, “che cosa posso fare io con le mie poche forze?”, anche con
il mio peccato, con tante cose? Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una
Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo
il questo coraggio di “uscire” per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non
appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso
tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù sconvolge
i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito,
la sua idea di Messia. E Gesù guarda i discepoli e rivolge a Pietro forse una delle
parole più dure dei Vangeli: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo
Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33). Dio pensa sempre con misericordia: non dimenticate
questo. Dio pensa sempre con misericordia: è il Padre misericordioso. Dio pensa come
il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando
è ancora lontano… Quello che significa? Che tutti i giorni andava a vedere se il figlio
tornava a casa. Questo è il nostro Padre misericordioso. E’ il segno che lo aspettava
di cuore tutti i giorni dalla terrazza della sua casa; Dio pensa come il samaritano
che non passa vicino al malcapitato commiserandolo, o guardando dall’altra parte,
ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio; senza chiedere se era ebreo, se era
pagano, se era samaritano, se era ricco, se era povero: non domanda niente. Non domanda
queste cose, non chiede nulla. Va in suo aiuto: così è Dio. Dio pensa come il pastore
che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore".
"La Settimana Santa
- ha detto - è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro
cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie - che pena, tante parrocchie chiuse!
– nelle nostre parrocchie, dei movimenti, delle associazioni, ed “uscire” incontro
agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede. Uscire
sempre! E questo con l’amore e la tenerezza di Dio, nel rispetto e nella pazienza,
sapendo che noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è
Dio che li guida e rende feconda ogni nostra azione. Auguro a tutti di vivere bene
questi giorni seguendo il Signore con coraggio, portando in noi stessi un raggio del
suo amore a quanti incontriamo".