2013-03-26 15:04:04

Vertice Lega Araba. Oppositori siriani: a noi il seggio Onu di Damasco


Il summit della Lega araba a Doha ha dato agli stati membri il "diritto" di fornire ai ribelli siriani tutti i mezzi, incluse le armi, per garantire la propria autodifesa. Così la risoluzione finale. A rappresentare la Siria all’incontro il leader dimissionario della coalizione al Khatib, riconosciuto come unico interlocutore, che durante il suo intervento ha chiesto che all'opposizione siriana sia conferito il seggio di Damasco all'Onu e che gli Usa schierino i missili anti-missile Patriot a protezione delle aree liberate nel nord della Siria. Pronta la replica della Nato, che, attraverso fonti riservate, ha escluso iniziative alleate di tipo militare. Sul terreno ancora violenza: un’autobomba è esplosa in un quartiere settentrionale di Damasco, provocando 3 morti e decine di feriti. In Qatar era presente anche Ghassan Hitto, premier designato che sta lavorando alla nascita di un governo ad interim nelle zone della Siria sotto il controllo dei ribelli. Salvatore Sabatino ne ha parlato con la collega Susan Dabbous:RealAudioMP3

R. – L’opposizione siriana si presenta a questo vertice evidentemente divisa. La divisione si palesa anche attraverso le due figure chiave che presenzieranno il summit. Da un lato, c’è il nuovo primo ministro del cosiddetto “governo in esilio” che è stato eletto la settimana scorsa, ovvero Ghassan Hitto, e dall’altro lato c'è invece il capo della coalizione siriana "Syrian National coalition", Moaz al Khatib, che è dimissionario ma la sua presenza è stata richiesta al vertice.

D. – Pare che questo vertice si trasformi anche in occasione di dialogo tra le diverse anime dell’opposizione…

R. – Sì, sicuramente, perché verrà innanzitutto chiesto ad al Khatib di ritirare le sue dimissioni, seppure sia stato fortemente criticato per le sue aperture al negoziato, al dialogo con il regime di Damasco. Questa è una delle ragioni per cui ha subito forti pressioni e per cui ha deciso di dimettersi.

D. – Lo stesso mondo arabo è molto diviso. I governi cosiddetti amici restano solo quelli dei Paesi confinanti, Iraq e Libano. Ora, però, con la caduta del governo cosa accadrà, cosa possiamo prevedere?

R. – Il Libano attualmente sta soffrendo moltissimo della crisi siriana. Parte delle ragioni delle dimissioni del primo ministro libanese, Mikati, è dovuta alla crisi siriana e sicuramente si manterrà quella che formalmente il Libano ha definito una politica neutra. Sostanzialmente, c’è un appoggio concreto al regime di Damasco perché dal Libano passano aiuti, continuano gli scambi commerciali e c’è un coinvolgimento diretto di una parte del governo libanese che è quella di Hezbollah. Dall’altro lato, però, c’è un serio e concreto tentativo di arginare la crisi siriana e non farla dilagare completamente. Perché se è vero che in Libano in questo momento ci sono scontri e situazioni molto critiche, è vero pure che la situazione è ancora contenuta in alcune zone.

D. – Sull’altro fronte, ci sono invece Paesi come la Turchia, il Qatar, l’Arabia Saudita a sostegno degli oppositori?

R. – Sì, però dietro la spaccatura all’interno dell’opposizione siriana c’è l’antagonismo esistente tra il Qatar e l’Arabia Saudita e tra i sostenitori e i finanziatori dei Fratelli musulmani e dei salafiti. Quindi, nell’area dei partiti islamisti abbiamo spaccature profonde. Queste spaccature sono sulla visione politica che si ha della Siria del dopo Assad. In questo momento, si stanno accelerando queste spaccature perché è evidente che il regime sta iniziando ad accusare fortemente l’avanzata dei ribelli anche nella capitale e con l’illusione che il regime sul punto di acdere si accelerano anche le lotte per la corsa alla poltrona.

D. – Nel suo discorso, al Kathib ha introdotto numerosi temi tra i quali quello concernente il pericolo rappresentato dalle armi chimiche nel Paese…

R. – Questo è un tema profondamente serio e drammatico. Dal Libano, anche dalla Turchia, è possibile vedere ospedali che prendono in cura profughi siriani che portano sul corpo i segni di armi non convenzionali. Ovviamente, in questi casi perdersi nella definizione “tecnica di arma chimica” o “armi con agenti chimici” è puramente retorico, perché l’utilizzo di sostanze deturpanti è assolutamente assodato. Per cui, ovviamente, Kathib che ha uno sguardo umano sulla questione ha fatto leva proprio su questo, mentre la comunità internazionale sta intraprendendo una ricerca, un’indagine per vedere se si stratta delle cosiddette armi chimiche. Era la famosa "linea rossa" che aveva tracciato Obama e che, però, anche in questo caso sembra non essere, alla fine, così definitiva.







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