Centrafrica: i ribelli del Seleka cancellano Costituzione e Parlamento
Svolta definitiva in Centrafrica a favore del fronte ribelle del Seleka, il gruppo
che ha conquistato negli ultimi giorni la capitale Bangui e i maggiori poteri istituzionali.
Ieri il leader del gruppo ha annunciato la sospensione della Costituzione e lo scioglimento
del Parlamento. L’obiettivo, sarebbe quello di creare un governo provvisorio in vista
di prossime elezioni veramente libere. Il servizio è di Giulio Albanese:
Michel Djotodia,
leader dei famigerati ribelli del Seleka, la coalizione armata al potere in Centrafrica
da domenica scorsa, ha praticamente sospeso lo Stato di Diritto, costituzione in primis,
oltre a governo e parlamento, precisando che da questo momento in poi le leggi verranno
fatte per decreto. Ora il problema è riuscire a convincere la comunità internazionale
sulla presunta necessità di prendere il potere con le armi, costringendo l’ormai ex
presidente Francois Bozize a fuggire in Camerun. Anche perché nei combattimenti di
questi giorni gli uomini del Seleka, molti dei quali musulmani e mercenari di nazionalità
ciadiana e sudanese, hanno commesso razzie a non finire, uccidendo addirittura tredici
militari sudafricani e ferendone altri 27, molti dei quali versano in gravi condizioni.
Lo ha reso noto il presidente sudafricano Jacob Zuma, definendo gli aggressori banditi
a piede libero. Una cosa è certa: la presenza di giacimenti di petrolio (a Birao)
e di uranio (a Bakouma) costituisce un fattore di grande instabilità per la sicurezza
nazionale. A riprova che gli interessi commerciali sono tali da condizionare il destino
di un Paese che continua ad essere ostaggio di nuove e ancora più crudeli forme di
colonialismo.
Quali i possibili sviluppi della situazione centrafricana? Fausta
Speranza lo ha chiesto a Aldo Pigoli, docente di Storia dell’Africa contemporanea
all’Università Cattolica di Milano:
R. – Quella
del Centrafrica è una situazione di crisi come negli ultimi anni se ne sono viste
in altri Paesi dell’Africa subsahariana. Ricordiamoci che, contemporaneamente alla
crisi in Centrafrica, c’è quella che va avanti da un po’ più di tempo che è quella
del Mali, proprio nell’Africa centrale. Poi, ci sono le crisi nel Sud Sudan, nel Nord
dell’Uganda o nella Repubblica Democratica del Congo. Nel caso del Centrafrica, si
tratta di un Paese che da sempre, fin dall’indipendenza, ha sofferto di grave instabilità
politica e istituzionale e negli ultimi anni – a partire dagli anni Novanta in poi
– si sono avute diverse situazioni di crisi e di colpi di Stato, come l’ultimo al
quale abbiamo assistito in questi giorni.