"Pronto a servire Papa Francesco": così il campione argentino Javier Zanetti
Anche il mondo dello sport ha applaudito all’elezione di Papa Francesco. Felici soprattutto
gli argentini che militano nel Campionato di calcio italiano. Tra di loro c’è il capitano
dell’Inter, Javier Zanetti, 40 anni il prossimo 10 agosto. Nato a Buenos Aires,
ad oggi è il giocatore straniero in attività con più presenze in serie A. Uomo di
sport ma anche di fede, non ha dimenticato i bambini argentini: con la moglie ha infatti
creato un’associazione che si occupa di fornire aiuto economico ai piccoli disagiati
e alle loro famiglie nella zona di Buenos Aires. Benedetta Capelli gli ha chiesto
un pensiero su Papa Francesco:
R. – Una grandissima
impressione, soprattutto perché per me è stata una bellissima sorpresa. Avere un Papa
connazionale, del nostro Paese, sicuramente ci rende orgogliosi e credo che per il
nostro popolo sia molto importante. Si tratta, infatti, di un Papa molto umile, che
aiutava molto i poveri in Argentina, e che rappresenta un bellissimo segnale per il
mondo intero.
D. – Quando hai visto la sua elezione – tu ovviamente eri qui
in Italia – hai poi chiamato in Argentina per sapere quali fossero le reazioni?
R.
– Sì, in Argentina erano tutti contentissimi. Siamo un Paese che crede molto in Dio,
molto religioso, e la fede fa parte di noi. Per un Paese come il nostro, quindi, questo
è molto importante.
D. – A leggere un po' la tua storia, ho trovato che anche
te come Papa Francesco hai origini italiane. A questa cosa hai pensato?
R.
– Sì, ci ho pensato. Tanti argentini hanno origini italiane e questo ci unisce ancora
di più.
D. – E’ un Papa, come abbiamo saputo e scoperto, amante anche del calcio,
di questa squadra in particolare: il San Lorenzo. Tu la conosci? Ci puoi dire qualcosa?
R.
– Sì, è tifoso di una delle squadre più importanti in Argentina, tra le cinque squadre
più importanti del Paese, soprannominata “Santo”. E questo ci dice un po' della fede
del nostro Papa, che so essere molto sportivo. Tra l’altro la squadra ha iniziato
il campionato e sta facendo molto bene.
D. – Papa Francesco ha più volte invitato
a guardare le periferie, a chi è più sofferente, ai deboli. Un impegno che anche tu
hai sposato insieme a tua moglie perché avete un’associazione che si occupa di queste
persone...
R. – Da dieci anni abbiamo questa associazione che si occupa dei
bambini più bisognosi del nostro Paese. Ho sentito che Papa Francesco tiene tantissimo
ad aiutare quelli che hanno più bisogno. Il Papa è una persona con grandi valori e
in questo mondo ne abbiamo tanto bisogno.
D. – Hai espresso il desiderio di
incontrarlo. Hai avuto qualche risposta?
R. – Ancora no! Io non vedo l’ora,
con la mia famiglia, di poterlo incontrare, di stringergli la mano, di poter condividere
un momento importante ed emozionante per noi, e sicuramente di rendermi disponibile
qualora ci fosse bisogno, oggi e in futuro, per qualsiasi opera. Mi auguro di potergli
stringere la mano – ripeto – di incontrarlo, per parlare anche del nostro Paese,
a cui sicuramente tiene tantissimo.
D. – Hai desiderio di vedere Papa Francesco,
però in passato hai avuto la possibilità di incontrare due volte Papa Benedetto XVI
e l’ultima, tra l’altro, proprio a Milano con l’Incontro mondiale delle famiglie...
R.
– Sinceramente ho avuto fortuna nella mia vita, perché ho incontrato anche Giovanni
Paolo II - sono andato a Roma a trovarlo – e poi ho avuto questo incontro con Papa
Ratzinger con la squadra a Roma e quando è venuto a Milano, e quello è stato un incontro
emozionante, perché ho avuto la possibilità di portare anche la mia famiglia e Tommy
che era nato da pochi mesi. Vedere l’immagine del Papa che bacia la testa del mio
bambino è stato uno dei momenti più belli.
D. – Quanto, secondo te, la fede
aiuta l’uomo dello sport?
R. – Tantissimo. Io credo aiuti non solo nello sport:
la fede aiuta tutti tantissimo. E’ molto importante essere credenti. Quando uno porta
la fede dentro di sé riesce a fare tantissime cose, che magari sembrano impossibili.
Essere sportivi, diventare una bandiera in un calcio importante come quello italiano,
è quello che da bambino, non dico sognavo, ma cui aspiravo, e sono riuscito ad avere
una carriera così grazie a tante persone.