"Patì sotto il peso delle mafie": Via Crucis a Napoli con il cardinale Sepe
Una Via Crucis sulle note di Liszt dedicata alle vittime della criminalità
organizzata. E’ quella messa in scena ieri sera a Napoli presso il conservatorio di
San Pietro a Maiella su iniziativa dell’associazione "Libera". Le meditazioni dal
titolo “Patì sotto il peso delle mafie” sono state scritte da don Tonino Palmese,
vicario episcopale dell'arcidiocesi di Napoli per il Settore Carità. Oltre alla partecipazione
di parenti delle vittime, delle autorità e di rappresentanti della giustizia, presente
anche il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. Paolo Ondarza
ha chiesto al porporato di soffermarsi sullo scopo dell’iniziativa:
R. - È un tempo
di sofferenza, di dolore. Questa è una preoccupazione anche della Chiesa che è stata
così bene interpretata da don Tonino Palmese, il quale ha voluto vedere anche alla
luce di Cristo, del morto innocente, i tanti dolori, i tanti morti che ingiustamente
vengono sacrificati sull’altare da questa realtà peccaminosa, da queste organizzazioni
criminali che non si fermano davanti a niente per commettere i loro efferati delitti,
coinvolgendo quindi anche molti innocenti. Una lista lunga, enorme, di cui abbiamo
il dovere morale, cristiano di ricordare perché ci sia un momento di coscientizzazione
che porti al rifiuto di questa criminalità.
D. - Quindi un monito alla collettività,
ma anche un modo per ricordare alla gente oppressa dalla mafia che Cristo sceglie
di assumere la condizione di chi cade vittima della prepotenza, della criminalità…
R.
- Il fatto stesso che si è voluto fare un’opera che coinvolgesse l’arte, la musica
e che prevedesse la partecipazione di tanti parenti delle vittime innocenti, delle
autorità, di coloro che rappresentano la giustizia, come il presidente del tribunale,
il procuratore… è un grido che si vuole lanciare per sollecitare l’opinione pubblica
a reagire con forza, con determinazione, contro questa efferatezza.
D. - Ma
tra la gente abituata all’oppressione della mafia, è viva la speranza di una Pasqua
di Resurrezione?
R. - Io credo di sì, perché la gente è molto sensibile a questa
volontà di riscatto, di vedere rispettata la propria dignità personale, ma anche sociale
e comunitaria. Allora dare forza e coraggio a queste forze positive nella società,
mi sembra sia un dovere veramente cristiano, sociale ed umano che abbiamo tutti per
cercare di realizzare un mondo migliore.
D. - Da pastore e guida della Chiesa
di Napoli, cosa vuol dire annunciare Cristo Risorto?
R. - Annunciare il grande
dono di amore che Dio ci ha fatto. Annunciare la dignità di ogni uomo di essere rispettato;
annunciare che Cristo è venuto a salvarci, non solo per quella che è la nostra dimensione
interiore e spirituale, ma anche per coinvolgere tutti gli uomini a creare una società
più giusta. E quindi l’augurio che rivolgo ad ognuno di noi è quello di prendere coscienza
della responsabilità che ha come uomo e come cristiano, per riscattarsi e riscattare
la società nella quale la Provvidenza ci ha posti a vivere.