Papa Francesco ci consegna la speranza di Gesù: la testimonianza di una giovane
alla Messa delle Palme
“Non lasciatevi rubare la speranza”: è uno dei passaggi forti dell’omelia di Papa
Francesco, domenica mattina alla Messa per la Domenica delle Palme. Un’esortazione
rivolta in particolare ai giovani in un periodo segnato da una grande crisi di speranza
delle nuove generazioni. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di
Michela Ranaldi, giovane impegnata nella Pastorale Giovanile di Roma e presente
alla celebrazione in Piazza San Pietro:
R. – Papa Francesco
ieri ci ricordava che un cristiano non può essere triste, perché la sua gioia in realtà
nasce dall’avere incontrato Gesù. Ed è proprio così, perché da questo incontro si
viene investiti da un amore così grande, così infinito che ti cambia la vita a tal
punto che non ci si sente più soli e si acquista una forza straordinaria.
D.
– Come, però, cercare di trasmettere questa speranza in un mondo in cui soprattutto
tra i giovani c’è un po’ di scoraggiamento e in alcuni casi anche di disperazione,
purtroppo …
R. – Sì, esatto: infatti, secondo me, fondamentale è la seconda
parola che ci ha consegnato ieri Papa Francesco, legata appunto alla gioia cristiana,
che è appunto la Croce. Non possono essere scissi, questi due aspetti. Poco tempo
fa mi è capitato di leggere una frase che mi ha colpito molto, che diceva così: che
la gioia cristiana è una "tristezza superata". Questo vale a dire che non è che essere
cristiani significhi non avere problemi o affrontarli con leggerezza: è stata una
scoperta straordinaria, questa, mi ha aiutato tantissimo a capire cosa si intendesse
per gioia cristiana. Le nostre tristezze, le nostre ferite, le nostre preoccupazioni,
le nostre quotidianità vengono lavate con il sangue di Cristo. Il Signore non toglie
il dolore, ma lo trasforma ed è straordinario, perché da qui nasce la gioia: dall’essere
consolati e salvati da Dio.
D. – Papa Francesco sottolineava tra l’altro che
la Croce di Cristo va abbracciata con amore …
R. – Proprio in questi giorni
della Settimana Santa, Gesù arriva alla fine del suo percorso di vita anche lui esausto,
amareggiato. Ma l’ultimo gesto che lui fa, anche se ai nostri occhi è assurdo e paradossale,
è quello del dono di sé: a volte noi confondiamo l’amore con la felicità, ma non è
questo però che intendeva Gesù. Perché l’Amore, quello vero, passa attraverso la Croce
e la vita ci è stata data per imparare ad amare. Ci impiegheremo una vita intera,
ma il senso ultimo del Vangelo è amare: ce lo diceva Gesù e ce lo ricorda Papa Francesco
in ogni occasione.
D. – Anche ieri, come ormai ci ha già abituato, Papa Francesco
oltre che nelle parole si è donato nella sua persona, nel voler salutare e abbracciare
quanti più fedeli possibili. Che emozione ha suscitato questo protendersi del Pastore
verso i fedeli?
R. – Un’emozione grandissima. Tutte le volte, Papa Francesco
sembra un padre amorevole che ha sempre una parola di incoraggiamento per i suoi figli,
anche con la sua corporeità. Questo coinvolge, ovviamente, tutti. Oltre alla sua dolcezza,
come quando vuole esortarti o chiederti una cosa che gli sta veramente a cuore, inizia
con il chiedertela “per favore”: anche ieri l’ha fatto! “Per favore, non lasciatevi
rubare la speranza!”. Quindi, un padre amorevole nel linguaggio e nel corpo.