Omelie del card. Bergoglio: l'amore di Maria insegna a prendersi cura della vita
Forte da sempre il legame di Papa Francesco con la Vergine, testimoniato - solo per
citare riferimenti recenti - dal suo primo atto dopo l'elezione: la visita alla Vergine
Salus Popoli Romani nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Ma anche
dall'uso nel suo stemma della Stella, simbolo, secondo l'antica tradizione araldica,
della Vergine. La Madonna è, dunque, al centro della sua spiritualità. Nella Messa
per la Vita celebrata il 25 marzo del 2011, Solennità dell'Annunciazione, l'allora
cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, ripercorreva la vita
della Vergine per esortare a prendersi cura della vita con coraggio e amore come fece
la stessa Maria che accompagnò suo Figlio, nelle gioie e nei dolori, e poi la Chiesa.
Ricordiamo le sue parole di allora con il servizio di Debora Donnini:
E’ la vita stessa
di Maria a raccontare concretamente cosa significhi accompagnare la vita. Per farlo
arrivare al cuore dei fedeli, il cardinale Bergoglio ripercorreva l’esistenza della
Vergine di Nazareth, che “accompagna la vita di suo Figlio e accompagna la sua morte”.
Proprio nel giorno dell’Annunciazione comincia, infatti, il cammino di accompagnamento
di Maria. Fin da quando sta per dare alla luce, deve intraprendere un viaggio per
rispettare la legge, per il censimento, accompagna Gesù nella nascita senza alcuna
comodità e, dopo la grande gioia al ricevere i pastori e i Magi, arriva la minaccia
di morte e la fuga in Egitto. Come con delicate pennellate, l’arcivescovo di Buenos
Aires descriveva la Vergine che accompagna quella vita che cresce, “accompagna la
sua solitudine” quando “lo torturarono tutta la notte”: è Lei ai piedi della Croce,
Lei che nella sua profonda solitudine non perde la speranza e poi “accompagna la sua
Risurrezione piena di gioia”. E infine il suo stesso Figlio le affida la Chiesa nascente,
che da allora Lei accompagna e “continua - diceva il cardinale Bergoglio - ad accompagnarci
nella vita della Chiesa perché vada avanti”.
Sembra quasi un Cantico quello
del porporato su questa “donna del silenzio, della pazienza, che sopporta il dolore”
e che “sa rallegrarsi profondamente” con l’allegria di suo Figlio. La contemplazione
della vita della Vergine porta ad una domanda centrale che il cardinale Bergoglio
rivolgeva ai fedeli: “Sappiamo accompagnare la Vita?”. Il porporato parla della vita
dei figli ma anche di quelli che “perdonino l’espressione – dice - sembrano essere
‘figli di nessuno’”. “Mi preoccupano anche a me?”, chiedeva. L’arcivescovo esortava
a farsi una serie di domande: “Qualche volta ho pensato che quello che spendo per
prendermi cura di un piccolo animale potrebbe essere alimento ed educazione per un
bambino che non ce l’ha?”. E ancora: “Come stanno i tuoi genitori? Come stanno i tuoi
nonni?...Li accompagni?”, domandava. "Il peggio che ci possa capitare" - afferma -
è che abbiamo troppo poco amore per prenderci cura della vita.
Maria, infatti,
è “la donna dell’amore”, sottolineava il cardinale Bergoglio: “se non c’è amore non
c’è posto per la vita”, c’è l’egoismo. E dunque, proseguiva, “amore" e “coraggio”
sono ciò che bisogna chiedere oggi a Maria per “prenderci cura della vita”. Qualcuno
potrebbe chiedersi come portare l’amore nel mezzo di tante contraddizioni e prendersi
cura della vita fino alle sue ultime conseguenze. Il porporato citava Pio XI che diceva:
“Il peggio che ci accade non sono i fattori negativi della civilizzazione ma il peggio
che ci accade è la sonnolenza dei buoni”. “Maria – concludeva il cardinale Bergoglio
– non concesse anestesie all’amore”. E la preghiera che l’arcivescovo di Buenos Aires
Le rivolgeva era quella di poter amare seriamente, di non essere “sonnolenti”, e
di “non rifugiarci” nelle mille anestesie “che ci presenta questa civilizzazione decadente”.