2013-03-25 15:04:07

Il linguaggio di Francesco


di don Matteo Crimella, biblista (Pontificia Facoltà Teologica Italia Settentrionale - Pontificia Università Urbaniana)
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Un linguaggio semplice, accessibile a tutti, fatto di frasi brevi, poche subordinate, vocaboli ordinari, ripetizione delle parole chiave. Dietro si sente la profondità di un pensiero, di un uomo che riflette, che prega e che comunica una grande esperienza, un uomo che ha una visione complessa della realtà e la spiega anche citando piccoli episodi della propria vita (per esempio, sua nonna nell'omelia della Domenica delle Palme, o un’anziana donna al primo Angelus). E' uno stile di grande valenza pedagogica, che rivela la forza di una comunicazione che emerge soprattutto quando il Papa si distacca dal testo e parla a braccio. Allora questa potenza espressiva si sente moltissimo, quando alza i fogli e guarda l’uditorio. Un vecchio detto del Talmud dice: “Ciò che esce dal cuore entra nel cuore”. E’ il caso di Francesco. Noi sentiamo che dal cuore di quest’uomo viene fuori qualcosa di molto intimo che egli riesce a comunicare in maniera molto diretta.
"Io quella domenica 17 marzo ho confessato due ore di fila in una parrocchia della periferia milanese", racconta ancora don Crimella, docente di Esegesi del Nuovo Testamento. "Tutti mi hanno detto: sono dieci, quindici anni che non mi confesso, ho sentito la necessità di venire. Poco prima il Papa nel suo primo Angelus aveva parlato della misericordia di Dio. E in tantissime persone ha suscitato immediatamente il desiderio di vivere questa esperienza. E’ un segno bellissimo". (a cura di Antonella Palermo)








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