Vivere la fede in Africa. Il card. Arinze: impossibile senza dialogo
“La testimonianza della fede in Africa nel contesto interreligioso, con particolare
riferimento alla situazione in Nigeria”: questo è stato l’argomento della conferenza
che si è tenuta ieri alla pontificia università Antonianum, a Roma, con la partecipazione
del cardinale Francis Arinze. Al microfono di Davide Maggiore, il porporato
– prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
- ha spiegato quale significato ha la testimonianza della fede per i cattolici nigeriani:
R. – Significa
vivere la nostra fede cattolica con convinzione, essere in pace nella religione. Noi
viviamo perché Cristo è per noi la via, la verità e la vita. Allora, il Santo Padre
ci incoraggia ad essere seguaci di Gesù. Conosciamo il nostro Maestro: Gesù. Chi ci
da la vita è Gesù. Chi è la strada? E’ Gesù. E cerchiamo di vivere quella fede. Possiamo
farlo sempre meglio.
D. – Il Santo Padre ha anche sottolineato l’importanza
del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose e dunque del dialogo.
Come la Chiesa cerca di promuovere questo dialogo nel contesto, a volte difficile,
della Nigeria?
R. – E’ vero che i media, quando informano lontano dalla Nigeria,
menzionano solo quello che non va, ma generalmente, le cose vanno bene. Di tanto in
tanto, c’è qualcosa che non va bene. Oggi, le grandi religioni in Nigeria sono il
cristianesimo e l’islam. C’è anche la religione tradizionale africana, c’è un Consiglio
nazionale di cristiani e musulmani e i capi sono il sultano di Sokoto, da parte musulmana,
e l’arcivescovo di Abuja, il cardinale Onaiyekan, per parte cattolica. Cercano di
ispirare, di rafforzare, di incoraggiare specialmente i giovani, che qualche volta
sono tentati di perdere la speranza e la pazienza e di risolvere la violenza con la
violenza. Ma la violenza non si risolve con la violenza. Il cristianesimo ci insegna
a ripagare il male con il bene: facile a dirsi, difficile da fare, ma necessario.
E’ questa la strada da percorrere.
D. – L’esperienza e la testimonianza della
Chiesa d’Africa e della Chiesa in Nigeria può essere in qualche modo d’aiuto a quanti
vivono la fede in Europa e a quelli che in questo continente sono alla ricerca di
Dio?
R. – Noi, in Nigeria come in altri Paesi dell’Africa, non pretendiamo
di essere un modello che altri debbano copiare. Cerchiamo di fare quello che possiamo.
Ogni Paese ha un contributo da dare, nessun Paese ha il monopolio di tutto quello
che si può fare. Così, noi cerchiamo di fare il possibile nella nostra situazione,
e possiamo imparare gli uni dagli altri, specialmente nel mondo di oggi, dove la comunicazione
è piuttosto veloce.