Myanmar: appello per il rispetto dei diritti etnici e religiosi delle minoranze
Un forte appello per il rispetto dei diritti etnici e religiosi delle minoranze in
Myanmar: lo hanno lanciato un gruppo di Organizzazioni non governative che include
“Human Rights Watch”, “Christian Solidarity Worldwide”, “Chin Human Rights Organization”
(Chro), “Kachin Women Association Thailand” (Kwat). Il forum chiede alla comunità
internazionale, in particolare agli Usa e alla Unione Europea, di fare pressioni perché
tali temi siano inseriti nell'agenda delle riforme in Myanmar. In una nota inviata
all'agenzia Fides, Salai Za Uk Ling, attivista dell’organizzazione Chro racconta che
bambini e giovani cristiani di etnia Chin “sono costretti a convertirsi al buddismo
in cosiddette ‘scuole di sviluppo per la formazione dei giovani’ gestite dai militari”.
“La discriminazione su base religiosa ed etnica è profondamente radicata e istituzionalizzata.
Le riforme dovrebbero smantellare le strutture che attuano l'assimilazione forzata
delle minoranze etniche e religiose”, afferma. Il forum delle Ong ricorda “l’offensiva
dell'esercito birmano contro i civili nello Stato Kachin, il conflitto e le sofferenze
dei Rohingya nello Stato Rakhine, le continue violazioni della libertà religiosa e
di altri diritti umani nello Stato Chin”. Chiede perciò di “mantenere alta la pressione
sulla Birmania perchè si affrontino le violazioni dei diritti umani e il governo di
Thein Sein si impegni in un significativo processo di pace”, consentendo “immediato
accesso agli umanitari in quelle aree”. Secondo gli ultimi episodi riportati, nello
Stato di Chin una ragazza di 13 anni è stata violentata dai militari e molti ragazzi
sono costretti a lavori pesanti dall’esercito. Le Ong notano anche la questione cruciale
della libertà religiosa che viene calpestata, affermando che “garantire la parità
di diritti per le minoranze etniche e religiose è un passo fondamentale sulla strada
verso la democrazia, la libertà e la pace duratura”. Continuano gli scontri fra buddisti
e musulmani nella città di Meikhtila, dove da ieri - riferisce l'agenzia AsiaNews
- vige il coprifuoco. Questa notte i buddisti hanno compiuto altri attacchi contro
moschee e abitazioni della minoranza musulmana. Il bilancio dei morti è salito a 20
persone. Almeno cinque gli edifici religiosi dati alle fiamme. Diversi monaci buddisti
avrebbero impedito alle autorità di spegnere le fiamme e di salvare le persone intrappolate
negli edifici. Continuano intanto gli scontri fra buddisti e musulmani nella città
di Meikhtila, dove da ieri vige il coprifuoco. Questa notte i buddisti hanno compiuto
altri attacchi contro moschee e abitazioni della minoranza musulmana. Il bilancio
dei morti è salito a 20 persone. Almeno cinque gli edifici religiosi dati alle fiamme.
(R.P.)