2013-03-22 12:06:29

Il Patriarca Beshara Raï: non possiamo accogliere in Libano tutti i profughi siriani


«Il Libano non può sostenere il peso dei tanti rifugiati siriani. Il nostro cuore e le nostre porte sono aperti, ma accogliere un simile numero di persone va oltre le nostre capacità sociali, economiche e politiche». In una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre, il cardinale Béchara Boutros Raï esprime la sua preoccupazione per l’enorme numero di siriani che continua a cercare una via di scampo nel Paese dei Cedri. «Noi siamo appena quattro milioni di abitanti – spiega il patriarca maronita – e l’ingresso di rifugiati su così vasta scala non può che avere gravi conseguenze. Peraltro i siriani varcano il confine portando con sé il conflitto. Noi li sosteniamo al 100%, ma dobbiamo preservare anche la nostra cultura». Le stime ufficiali parlano di circa 200mila profughi siriani in Libano. Ma è più probabile che siano circa 500mila, se non addirittura di un milione. In tanti, infatti, non si registrano presso le Nazioni Unite per paura che i loro dati e le loro fotografie siano diffusi. Il cardinal Raï fa notare come nel suo Paese abbiano trovato rifugio anche 500mila palestinesi - «muniti di armi leggere e pesanti» - e ne ricorda il coinvolgimento nello scoppio della guerra civile. Nel 1975 i rifugiati palestinesi in Libano erano più di 300mila, tra cui diversi guerriglieri dell’Olp. «Li abbiamo accolti e loro hanno scatenato il conflitto. Appoggiamo la loro causa, ma non possiamo permettere che ci puntino le armi contro. E lo stesso vale per i siriani. Dobbiamo imparare dalla nostra storia». Per il patriarca maronita è necessario creare in Siria delle aree sicure in cui accogliere gli sfollati. In questo modo si renderebbe più semplice un loro ritorno a casa al termine della guerra. Il cardinal Raï invita quindi la comunità internazionale a fare in modo che «governo e opposizione siriana si siedano al tavolo dei negoziati». Un tavolo a cui – secondo il porporato libanese - dovrebbe sedersi lo stesso Bashar al Assad. «Affinché non diventi un monologo, c’è bisogno di almeno due interlocutori. E chi può parlare a nome del governo se non il presidente?». Il porporato è fermamente contrario alla possibilità che i Paesi occidentali favoriscano l’emigrazione cristiana dal Medio Oriente e in particolare dalla Siria. «Sarebbe un crimine contro il mondo arabo. I cristiani abitano queste terre sin dai tempi di nostro Signore Gesù Cristo. E hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo della cultura araba. Il cristianesimo deve continuare ad aggiungere sapore al Medio Oriente. E se l’occidente vuole davvero aiutare i nostri fratelli siriani, deve porre fine al conflitto». (R.P.)







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