2013-03-22 14:26:48

Giornata dell’Acqua: situazione critica in Africa subsahariana e Asia


Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata dell’Acqua, indetta dalle Nazioni Unite per ogni 22 marzo: un’occasione per riflettere su quanto questo bene sia prezioso ed essenziale alla vita. Al telefono con Roberta Barbi, il presidente di Amref Italia, Thomas Simmons, fa il punto su quali obiettivi sono stati raggiunti in tema di accesso all’acqua pulita e quanta strada c’è ancora da fare:RealAudioMP3

R. – A oggi, relativamente agli Obiettivi del Millennio, è stato raggiunto quello di garantire un incremento dell’accesso all’acqua potabile sul pianeta, però non è stato raggiunto in modo equilibrato. Il grosso del successo è stato raggiunto in Paesi molto importanti come l’India, la Cina e il Brasile, che hanno avuto una forte crescita economica. Invece, nell’Africa subsahariana circa il 60% della popolazione ancora non ha accesso all’acqua pulita. L’obiettivo che non è stato raggiunto non sarà raggiunto e anche globalmente riguarda i servizi igienico-sanitari adeguati.

D. – In Africa, la mancanza d’acqua potrebbe far scoppiare la guerra delle guerre… In Asia, si calcola che una persona su cinque non abbia accesso all’acqua potabile e quasi due miliardi di persone non dispongono dei servizi igienici essenziali. Ma i problemi ci sono anche in altre aree del pianeta…

R. – L’assenza di acqua è uno dei fattori di povertà e d’impoverimento. Noi usiamo l’acqua quotidianamente per usi domestici, per l’igiene personale, per bere, per cucinare e per tante altre cose, ma l’utilizzo dell’acqua è anche fondamentale per l’agricoltura, per l’industria. Crescita economica significa più bisogno di acqua, crescita demografica significa più bisogno di acqua: dunque, col passare del tempo, c’è una concorrenza sempre maggiore, per una risorsa che è sempre più limitata rispetto al fabbisogno. Senz’altro, il controllo delle risorse idriche è un fattore che potrà portare conflitti. Ci si dimentica che l’acqua è assolutamente essenziale alla vita così come lo è l’aria.

D. – Non si può pensare, dal lato opposto, agli sprechi che invece ci sono in Occidente e ai dati in crescita, nonostante la crisi, del consumo di acqua in bottiglia. Quale potrebbe essere una politica efficace?

R. – Il consumo di acqua in bottiglia è una moda, è una cosa spinta dal mercato, è un grandissimo lusso bere acqua in bottiglia. Credo che in Occidente i maggiori sprechi siano dovuti alle infrastrutture che perdono acqua. Ne facciamo un utilizzo veramente abbondante, è un bene preziosissimo. Il problema dell’acqua è che non manteniamo le aree naturali - che sono essenziali anche come bacini di raccolta dell’acqua piovana - se noi non ci occupiamo del territorio, i bacini si riducono. L’acqua va conservata e poi va trasportata laddove le persone, le industrie, l’agricoltura, ne hanno bisogno.

D. – C’è, infatti, anche un’altra chiave di lettura: la tutela del Creato di cui, come ci ha ricordato Papa Francesco in questi giorni, siamo custodi. Cosa può fare ognuno di noi nel piccolo della propria vita?

R. – Per quanto riguarda i Paesi più poveri, dove c’è il problema dell’acqua e della conservazione dell’acqua pulita - per cui anche la questione dei servizi igienico-sanitari non va trascurata perché se non esistono servizi igienici, la possibilità di inquinare l’acqua e di trasmettere malattie rimane altissima - a livello di solidarietà, di equità di accesso a questo bene assolutamente essenziale credo che sia i governi occidentali che i singoli possano fare molto, sostenendo le iniziative mirate a portare un riequilibrio sociale, anche laddove non c’è l’acqua. Certo, possiamo tutti consumare meno acqua quando ci laviamo le mani, facciamo la doccia, cuciniamo, laviamo la macchina, annaffiamo i prati: queste sono scelte che poi dipendono anche dalla disponibilità. Nell’Africa subsahariana, fino al 25% del tempo della famiglia viene dedicato a cercare acqua, per cui se uno passa un quarto del proprio tempo solo ad andare a prendere l’acqua e riportarla a casa, ovviamente non può lavorare, non può studiare, non può fare un orto, non può accudire i bambini, dunque ecco come la carenza d'acqua sia un fattore di povertà. Trasferire un po’ di risorse economiche per rimediare a questo problema è assolutamente un atto dovuto: il nostro appello è che ci sia un sostegno da parte della cittadinanza.







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