Proteggere le foreste vuol dire tutelare e garantire un futuro più ecosostenibile
per tutti. E’ questo il messaggio della prima giornata mondiale delle foreste istituita
dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite e che da ieri, si ricorderà ogni anno
il 21 marzo, giorno d’inizio dell’ equinozio di primavera. Ma come nasce questa ricorrenza?
Ascoltiamo Antonio Brunori segretario generale del Pefc Italia, l’Organizzazione
non governativa per il sistema di certificazione forestale più diffuso al mondo, al
microfono di Marina Tomarro.
R. - Il 2011
è stato l’Anno mondiale delle foreste. Le Nazioni Unite si sono rese conto di quanto
l’“ecosistema foreste” sia strettamente correlato all’“ecosistema uomo”: infatti circa
un miliardo e mezzo di persone vivono delle risorse forestali, intese come legna da
ardere o cibo o direttamente collegati alle risorse economiche. Di conseguenza è stato
pensato di ricordare, almeno ogni due anni, che le foreste sono rilevanti per il nostro
mondo: è nata allora l’idea, in occasione dell’equinozio della primavera, di ricordare
le foreste.
D. - Ma le foreste, oggi, nel mondo come stanno?
R. - Se
parliamo delle foreste intese come superficie forestale, stiamo parlando di un ecosistema
che si sta riducendo di anno in anno: parliamo di circa 13 milioni di ettari di foreste
in meno ogni anno, che corrisponde circa a tutte le foreste italiane più tutte le
foreste austriache che insieme spariscono. E’ evidente che alcuni continenti, come
il continente africano e il continente sudamericano, hanno più problemi rispetto ad
altri. L’Europa, per esempio, da questo punto di vista è più virtuosa, perché aumenta
la propria foresta di un milione di ettari l’anno. Le motivazioni sono legate sia
all’aspetto dello sfruttamento economico di questa risorsa, ma anche all’aumento dell’uso
dell’agricoltura - quindi di suoli forestali per l’agricoltura e per la zootecnia
- creando pascoli o usare nuovi terreni.
D. - Ma le foreste perché sono così
importanti? Perché è importante dedicare loro addirittura una Giornata?
R.
- I motivi possono essere tre. L’elemento ambientale è sicuramente il più immediato
da capire: fin da piccoli noi sappiamo che le foreste sono il polmone del mondo e
dopo il Protocollo di Kyoto sappiamo anche che le foreste hanno un luogo eccezionale
nell’assorbimento dell’anidride carbonica. Per quanto riguarda, invece, l’aspetto
economico - per esempio - in Italia la filiera legata al legno ha un valore di circa
400 miliardi di euro l’anno, quindi un valore elevatissimo: è la terza voce export
del manifatturiero. Per quanto riguarda, invece, l’aspetto sociale va da sé che le
comunità montane, se non ci fossero le foreste, andrebbero giù in pianura…
D.
- Il Pefc si occupa di gestione responsabile dei boschi: perché è importante tutto
ciò?
R. - La certificazione della gestione sostenibile dei boschi ha proprio
lo scopo di dare un valore alle modalità con cui un tecnico, una ditta o anche un
semplice cittadino vive la foresta. Sostenibilità vuol dire gestire in maniera corretta
e responsabile una risorsa e avere un bosco certificato vuol dire che è - prima di
tutto - ben gestito e che si è pensa al suo futuro, si pensa a chi ci lavora. In Italia
il 9 per cento delle foreste italiane sono certificate; la maggior parte sono nell’arco
alpino. La cosa interessante è che la sensibilità degli italiani sta aumentando, perché
la richiesta di prodotti certificati è sempre in crescendo.