Crisi a Cipro: l'Eurogruppo teme un "rischio sistemico". Mosca reagisce con forza
La crisi economica a Cipro rischia di diventare, come ha ribadito l’Eurogruppo, un
“rischio sistemico” per l’intera area Euro. E mentre il governo di Nicosia dovrebbe
presentare oggi il suo piano per reperire i fondi necessari a salvare l’isola dalla
bancarotta, Mosca si pone su una posizione alquanto minacciosa. Il servizio è di Salvatore
Sabatino:
Nicosia e Mosca
lontane, ma mai così vicine. Perché la crisi che rischia di far sprofondare l’economia
dell’isola potrebbe travolgere anche la Russia, a causa delle ingenti somme custodite
dalle banche cipriote, circa 31 miliardi secondo una stima dell'agenzia di rating
Moody's. Non è un caso che stamattina il premier Medvedev abbia sottolineato che Mosca
potrebbe rivedere la quota in euro delle sue riserve, nel caso che la soluzione della
crisi cipriota leda gli interessi russi. Più cauta la posizione del presidente dell'Eurogruppo,
Dijsselbloem, secondo il quale si è pronti a discutere una nuova proposta da Nicosia,
essendo dell'idea che Cipro ponga un “rischio sistemico” per l’intera area euro. Da
Francoforte, la Banca centrale europea (Bce) spiega che garantirà a Cipro l'attuale
livello di liquidità di emergenza fino a lunedì 25 marzo. Immediata la reazione della
gente: lunghe code si sono formate in pochi minuti agli sportelli bancomat in tutta
l'isola. La notizia è stata recepita come un allarme dalle Borse, deboli nelle contrattazioni.
Intanto, il governo oggi presenterà il famoso piano “B”, che dovrebbe permettere di
reperire parte degli oltre cinque miliardi che servirebbero a salvare il Paese dalla
bancarotta.
Per un’analisi della situazione a Cipro, e per gli effetti di contagio
per gli altri Paesi dell’area euro, Salvatore Sabatino ha intervistato Carlo
Altomonte, docente di Economia politica europea presso l’Università Bocconi di
Milano:
R. - Più che
di "rischio sistemico", bisognerebbe parlare di una pressione politica che viene messa
sul parlamento cipriota, affinché in qualche modo partecipi dei costi delle operazioni
di salvataggio: la Germania vuole far sì che il prestito che viene dato a Cipro non
superi, in percentuale del Pil, quello che è stato dato ad altri Paesi come Grecia
e Irlanda. Certo, il fatto che poi Cipro non abbia la controparte da mettere in campo
sta creando non pochi problemi, ma da qui a definire questo un rischio sistemico secondo
me ancora ce ne vuole.
D. – L’Europa aveva innescato questo allarme con questo
famoso "prelievo forzoso" su tutti i conti correnti, era una misura certamente pesante.
Si può parlare a questo punto di un passo indietro da parte di Bruxelles?
R.
– Secondo me sì. La situazione all’Ecofin è un po’ scappata di mano nel momento in
cui hanno chiuso questa proposta e probabilmente si sconta un po’ anche l’inesperienza
del nuovo presidente dell’Ecofin, Dijsselbloem. Con Juncker probabilmente tutto questo
non sarebbe avvenuto, perché un accordo simile Junker probabilmente non l’avrebbe
fatto passare. Da questo punto di vista, quindi, sicuramente adesso si cercando di
porre un rimedio. Certo, non è stato bello vedere scritta una proposta simile.
D.
– Il governo di Nicosia pare abbia trovato, comunque, il modo per reperire parte degli
oltrer cinque miliardi che servirebbero a salvare il Paese dalla bancarotta. In che
modo?
R. – Potrebbero sicuramente usare parte di un fondo pensione del governo
disponibile - che è di circa due miliardi e mezzo di euro - potrebbero rimodulare
una parte dell’onere di un prestito che Cipro ha ricevuto dalla Russia, allungando
le scadenze e riducendo il tasso di interesse. Questo consentirebbe loro di esentare
i piccoli depositanti sotto i 100 mila euro dalla tassazione e scaricare l’onere sui
depositanti sopra i 100 mila euro. In questo modo, Cipro recupera un po’ di risorse
autonomamente ed un po’ le recupera attraverso la tassazione dei grandi correntisti
bancari.
D. – C’è però il grave problema della Russia che è comunque molto
coinvolta, a causa dei 31 miliardi di Euro depositati nelle banche cipriote. Come
si risolverà questo problema?
R. – Quello è un problema serio, perché una parte
dei grandi depositi bancari di Cipro in realtà sono soldi dei cittadini russi. Quindi,
di fatto tassare i depositanti sopra i 100 mila euro vuol dire tassare dei cittadini
russi. Adesso, da questo punto di vista ovviamente il Cremlino sta facendo la voce
grossa, però sostanzialmente questi sono soldi di cittadini russi - di provenienza
non chiara - che vengono portati in un centro offshore per non essere tassati
da Mosca. Quindi, da questo punto di vista, non so poi quanto il Cremlino in realtà
sia scontento del fatto che vengano penalizzati. Dall’altro canto, la Russia sta usando
questa come una leva per entrare a Cipro, perché Cipro ha scoperto dei giacimenti
di gas naturale a cui Gazprom è interessata. Quindi, è un po’ una partita a scacchi
che si sta giocando tra Europa, Cipro e la stessa Russia in quest’area, il che spiega
anche tanta parte dell’incertezza politica che c’è in queste ore.
D. – La
Banca centrale europea ha annunciato che garantirà a Cipro l’attuale livello di liquidità
di emergenza fino al 25 marzo: è possibile che si giunga ad una soluzione entro lunedì?
R.
– Penso proprio di sì, perché al momento le banche cipriote sono chiuse, ma evidentemente
i cittadini hanno bisogno prima o poi di andare al bancomat a prendere liquidità.
Quindi, è ovvio che la soluzione deve essere trovata a strettissimo giro.