Mons. Di Tora: Papa Francesco ci chiede di servire gli ultimi
In Piazza San Pietro, stamani, si respirava a pieni polmoni l’universalità della Chiesa
riunita attorno a Papa Francesco. Una dimensione che viene sottolineata da mons.
Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. - Devo
dire che questa non era solo la gioia nostra di romani, ma del mondo intero. Veramente
sembrava di vedere, arrivando sulla Piazza già dalle 6.00 del mattino, persone di
tutte le razze, di tutte le nazioni… L’idea proprio che si aveva di una Chiesa universale.
D.
- “Custodire” è la parola chiave di questa omelia di Papa Francesco, specie “custodire
- ha detto - coloro che sono nella periferia del nostro cuore”…
R. - “Custodire”:
ecco ha accentuato, anzi ha proprio esplicitato la teologia del custodire. San Giuseppe
che è custode di Cristo e che, quindi, non solo ha custodito, ma si è lasciato custodire
da Lui. Cosa molto bella questo accentuare che uno è custode dell’altro - il marito
della moglie, il padre dei figli - e ugualmente custodire le persone più deboli, coloro
che hanno maggiormente bisogno di questa attenzione.
D. - “Il vero potere
- ha detto Papa Francesco - è il servizio”: è la “Chiesa del grembiule” in un qualche
modo, per ricordare don Tonino Bello…
R. - Custodire non è semplicemente un’attenzione
estranea, ma una disponibilità piena e totale all’altro: servizio soprattutto a coloro
che sono gli ultimi. Quel richiamo al Vangelo di Matteo: “Avevo fame e non mi avete
dato da mangiare”; quel richiamo a coloro che oggi sono nel disagio e nella difficoltà.
E’ veramente l’idea di un programma.