La musica al servizio della liturgia: presenza costante in questi giorni speciali
vissuti dalla Chiesa
Dalla Missa pro eligendo pontifice, alla processione che ha portato i cardinali nella
Cappella Sistina, fino alla celebrazione d’inizio pontificato di oggi, la musica è
una presenza costante. Ha sottolineato la misericordia di Dio, l’unità della Chiesa,
la centralità di Pietro, il ruolo dello Spirito Santo, ma sempre servendo la liturgia
con l’intento di favorire il coinvolgimento e la partecipazione del popolo di Dio
al rito. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Un criterio
che orienta la scelta del repertorio musicale, in particolare nelle celebrazioni che
dal Conclave portano al nuovo pontificato. Lo detta la riforma del Concilio Vaticano
II e consiste nel mantenimento dell’equilibrio tra tradizione e modernità. Questo
vale anche per la Messa che per tre volte scandisce il percorso liturgico musicale
di questi giorni fino al culmine, oggi, con l’inizio del pontificato. La forma scelta
in ogni occasione è quella più nota, la Missa de Angelis, è gregoriana, col Kyrie,
Gloria, Sanctus e Agnus Dei, perché occorre far partecipare tutto il popolo di Dio
al canto. Ma dalla tradizione ci si può anche lasciare sfidare. Don Massimo Palombella,
direttore della cappella musicale pontificia:
“Faccio un esempio. La collocazione
dell’offertorio palestriniano nella Missa pro eligendo Romano Pontifice, dove abbiamo
recuperato questo antico testo che ben si addice a questo momento: ‘Accogli Signore
il nostro sacrificio e ti sia gradito affinché non ci sia confusione in coloro i quali
sperano in te’. Credo che sia assolutamente doveroso il recupero di ‘Tu es Petrus’
di Palestrina, ‘Tu es Pastor Ovium’ di Palestrina, scritti storicamente per queste
situazioni”.
Il “Tu es Petrus” è dunque il mottetto di Palestrina che la
fa da padrona. Nella Messa del Papa con i cardinali a fine Conclave ma anche l’inizio
del nuovo pontificato, nella Messa in cui il capo della cristianità si presenta al
mondo, la musica lascia spazio anche al dialogo con la modernità facendo intervenire
gli strumenti come gli ottoni e l’organo finora secondari alle voci ma anche con delle
lodi particolari:
“Sicuramente il canto delle ‘Laudes Regiae’, la cosa più
solenne che si può cantare a un Pontefice”.
In ogni caso ciò che la musica
narra, invoca, esprime, non ha mai un’esistenza indipendente dalla liturgia di cui
è a servizio e in ogni caso per i suoi interpreti, specie per i Pueri cantores della
Sistina, l’esecuzione di questo repertorio in questi giorni unici e irripetibili costituisce
una vera e propria scuola di vita.