La gioia del cardinale Tagle per Papa Francesco: Spirito Santo protagonista nel Conclave
Papa Francesco incoraggi la Chiesa in Asia. E’ questo l’auspicio del cardinale Luis
Antonio Gokim Tagle, arcivescovo di Manila. 55 anni, è stato uno dei membri più
giovani del Conclave, divenuto porporato lo scorso mese di novembre. Toccanti le foto
che lo ritraggono inginocchiato in lacrime davanti a Benedetto XVI mentre gli consegna
la porpora, incoraggiandolo affettuosamente. Al microfono di Paolo Ondarza,
il cardinale Tagle esprime il proprio augurio a Papa Francesco:
R. - Al mio
amico Jorge auguro che rimanga la bella persona che è: umile, con i piedi per terra,
che sorride… che piange anche! Mi ha detto che voleva baciare le mani dei cardinali
del Vietnam, della Cina, di questi Paesi dai tanti martiri nascosti; vicino alla sofferenza
del mondo. Io prego che lui rimanga sempre così, con la semplicità e l’umiltà che
il mondo cerca in un pastore buono.
D. - In Asia sono tante le attese, le
aspettative da questo Papa?
R. - Le attese delle Chiese in Asia sono semplici:
ci basta che il Santo Padre ci incoraggi nelle situazioni di difficoltà. Sarebbe un
dono prezioso. In Asia non ci aspettiamo che il Santo Padre risolva tutti i nostri
problemi. Sarebbe irrealistico, però, come comunione spirituale, udire la voce del
buon pastore che ci incoraggia porterebbe tanta gioia ai sofferenti.
D. - In
questi giorni dopo l’elezione di Papa Francesco, lei ha sentito la sua gente nelle
Filippine, ha telefonato loro?
R. - Ho ricevuto sms e sono contentissimi di
questo Papa, hanno detto: “Congratulazioni per la scelta! Poi mi hanno chiesto: “Quando
torna nelle Filippine? Torni presto!”.
D. - La stanno aspettando…
R.
- Sì, perché fra poco comincia la Settimana Santa.
D. - Le chiedo di raccontarci
l’emozione che ha vissuto in questi giorni…
R. - Appena ricevuta la notizia
della rinuncia di Papa Benedetto XVI, ho sentito una grande paura. Ho pensato: “Ci
sarà un Conclave ed io parteciperò come cardinale”; mi sentivo come un “granello”
davanti a questo compito così grande. Però, il timore e la paura si sono trasformati
in fiducia nel Signore e questo si è verificato proprio durante il Conclave: i cardinali
sono tutti grandi persone di pensiero, di esperienza pastorale e missionaria. E’ un
grande miracolo che questi uomini di Dio - me incluso - possano indicare la volontà
di Dio; lasciare fuori i loro programmi e progetti personali, per favorire la volontà
di Cristo sulla Chiesa. I giornalisti durante quei giorni dicevano che forse questo
poteva essere un tempo maturo per un Papa dell’America Latina, dell’Africa o probabilmente
dell’Asia… ma queste sono solo speculazioni! La verità è che lo Spirito Santo “lavora”
nel Conclave.
D. – Saprà comunque che si è parlato molto di lei, anche qui
in Italia. Gli italiani ora la conoscono molto bene…
R. – Sì! Camminando per
le vostre strade anche bambini e ragazzi mi vedono e mi riconoscono: “Il cardinale
delle Filippine!”. Grazie ai mass media la Chiesa adesso è diffusa.
D. - E’
recentissima la sua nomina cardinalizia: ad ottobre durante il Sinodo dei Vescovi
per la nuova evangelizzazione, lei ha condiviso con noi l’emozione del momento in
cui era stato raggiunto dalla notizia; poi la nomina è stata ufficializzata il 24
novembre, quando Benedetto XVI le ha consegnato la berretta cardinalizia. Ora che
le parlo vedo che l’emozione è ancora viva nei suoi occhi…
R. – Sì… “il pianto
del nuovo cardinale!”. Io non mi sento degno di questa grazia, di questa responsabilità.
Per me è un momento di ubbidienza e fiducia, ma ogni atto di ubbidienza è anche una
chiamata a morire a se stesso. Conosco i miei peccati ed i miei limiti, ma quando
il Signore chiama, in umiltà devo rispondere.