Gesti e parole di Francesco, credibilità e presenza
"Nello spiegare
il perché abbia scelto il nome di Francesco il Papa ha affermato che vuole stare vicino
ai poveri, ma ha anche fatto riferimento alle guerre e al bisogno di pace. Due aspetti
che lo rendono molto vicino al servizio per i rifugiati che svolgiamo nella sua diocesi.
Non mi meraviglierei che ci venisse a trovare". P. Giovanni La Manna
sj, presidente del Centro Astalli, sede italiana del Jesuit
Refugee Service, commenta le prime parole e i primi gesti di Papa Francesco.
"E' un Pontefice ben presente nella realtà che viviamo, attento a quanto accade nel
mondo. E ha un'autorevolezza e una credibilità che nascono dal fatto che vive in
prima persona vicino ai poveri e tra la gente. E' un Papa che in un tempo in cui si
viaggia su internet scende tra la folla per avere un contatto diretto e una relazione
umana con le persone. Ha compreso che c'è una povertà culturale e umana che va
colmata con la presenza. La sua è una spiritualità che aiuterà molto la Chiesa e noi
siamo al suo servizio per realizzare una Chiesa povera al servizio dei poveri". "L'auspicio
di Papa Francesco a una Chiesa povera è diretto anche a ciascuno di noi e non solo
alle gerarchie vaticane o ecclesiali" aggiunge Sr. Mariangela Tassielli,
religiosa delle Figlie di S. Paolo, impegnata, a Napoli, nella pastorale giovanile
e nella formazione dei catechisti. "Quello del Papa - spiega la religiosa - è un invito
che riguarda il nostro modo di vivere la fede in Cristo, le nostre scelte sociali,
la nostra capacità di reinventarci la carità e la capacità di condivisione. Una Chiesa
povera è tutto il popolo di Dio che sceglie come stile di vita la povertà. Uno stile
che, prima di appartenere a S. Francesco, è di Gesù Cristo". Sr. Mariangela critica
anche chi contrappone Francesco e Benedetto XVI, negando la continuità fra i due pontificati.
"La storia è fatta di fratture in cui ci sono però linee di continuità fortissime.
Personalmente credo che come cattolici dobbiamo sentirci debitori nei confronti
di Papa Ratzinger, perché è stato capace di denunciare in modo forte i peccati entrati
nel cuore della Chiesa". "L'umiltà che Benedetto XVI ha insegnato al mondo con
le sue dimissioni, la sua capacità di ascoltare Dio, ci permette oggi di avere Papa
Francesco". "Dietro questi due uomini che vengono oggi superficialmente contrapposti
c'è la mano di Dio che ha voluto questa continuità per il bene della Chiesa". "Benedetto
XVI l'ho sentito 'crocifisso' dai confronti. Rispetto a un prima - l'amatissimo Beato
Giovanni Paolo II, uomo di comunicazione e fascino, - e rispetto oggi a Papa Francesco.
Ma credo che il silenzio con cui Benedetto XVI ha amato e ama la Chiesa fa di lui
un intercessore forte che umilmente ci ha mostrato che l'uomo non può mai dimenticare
la sua finitezza e Cristo resta l'unico centro della Chiesa". (A cura di Fabio
Colagrande)