Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella quinta Domenica di Quaresima il Vangelo ci propone l’episodio della donna adultera,
colta in flagrante, e il perdono che il Signore le concede. Gesù, davanti a quanti
la vogliono lapidare, dice:
“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo
la pietra”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don
Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris
Mater” di Roma:
In un tempo
come il nostro in cui il divorzio è approvato e ricercato, se non esaltato, questa
pagina del Vangelo può far sorridere, se non inorridire. Un teologo (Tommaso Federici)
offre questa riflessione: “L’adulterio nel suo vergognoso restare segreto… è abominio,
perché in un certo senso è ateismo in quanto si agisce ‘come se’ il Signore non esistesse
e non vedesse... E’ menzogna, perché si nega il valore dell’alleanza nuziale fedele.
E’ ipocrisia e inganno perché si seguita a tenere il coniuge tradito e la famiglia
infangata. E’ iniquità e ingiustizia, perché lede i diritti esclusivi di uno dei due
sposi. E’ violenza perché infrange il vincolo giurato e sigillato del rito accettato”.
Inoltre in Israele, per il significato sponsale dell’alleanza tra Dio e il suo popolo,
di cui il matrimonio è segno e sigillo, l’adulterio è idolatria, atto che lede l’onore
di Dio, lo Sposo fedele. Eppure – e senza negare tutto questo, anzi dandogli un valore
ancora più alto, divino – il Signore chiede alla donna, rimasta sola: “Donna, dove
sono? Nessuna ti ha condannata?” “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno;
va’ e d’ora in poi non peccare più”. Lo Sposo divino, lo Sposo fedele si sta avvicinando
ad ognuno di noi in questa Pasqua. Possiamo accogliere con fiducia il suo perdono,
come questa donna adultera, ed entrare nella festa, o ipocritamente, con le pietre
in mano, allontanarci da Lui, per continuare a nascondere il nostro peccato, la nostra
pretesa di giustizia.