Il card. Scherer: con Papa Francesco la Chiesa mostra meglio la sua universalità
Sull’elezione del primo Papa latino-americano della storia, il collega Silvonei
Protz ha intervistato il cardinale brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo
di San Paolo:
R. – Sono felice
per la Chiesa, per la Chiesa intera, che ha un nuovo Papa, nella figura di Papa Francesco.
Lui è un latinoamericano, un argentino. Direi che questo non è un fattore importantissimo,
ma certo ha la sua importanza. Sicuramente, la scelta di un Papa latinoamericano dà
alcuni segnali. La meraviglia di renderci conto che la Chiesa ormai è universale,
è presente in tutto il mondo, anche se in alcune parti del mondo ancora in modo molto
scarso, come nella grande Asia, e questo ci sfida a un’azione missionaria decisiva
verso l’Asia. Quindi, l’universalità della Chiesa, appare meglio attraverso la scelta
di un Papa non europeo. In secondo luogo, il fatto che venga dall’America Latina,
ha un suo significato anche perché in America Latina c’è ormai quasi la metà dei cattolici.
Poi c’è una ricca esperienza di vita ecclesiale in America Latina. Abbiamo ricevuto
molto dall’Europa lungo quattro secoli. Ormai è giunto il momento di dare alla Chiesa
universale la nostra parte della nostra ricchezza spirituale, della nostra esperienza
di vita ecclesiale. Questo è bello perché nella Chiesa esiste questo doppio movimento
del dare e ricevere: non si può solo ricevere, si deve anche dare. Sicuramente, con
Papa Francesco, viene mostrata una comunione dei beni spirituali, in questo caso dei
beni della vita cristiana, dell’esperienza ecclesiale. E si mostra anche la figura
di un Papa diverso, semplice, magari con gesti innovativi, che non spezzano con la
grande tradizione di fede della Chiesa. Questo è l’importante. Come ha detto anche
Papa Benedetto XVI: noi passiamo, le cose cambiano nella Chiesa, ma la Chiesa rimane
sempre la stessa e, cioè, quello che conta nella Chiesa rimane, ma viene mostrato
in modo nuovo. Quindi mi pare che la scelta di Papa Francesco, in un primo momento,
porti a queste riflessioni. Poi ne avremo tante da fare nei prossimi mesi.
D.
– Ora il Brasile aspetta Papa Francesco a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale
della gioventù insieme a tutti i giovani dell’America Latina…
R. – Certo, con
tutti i giovani del mondo. Speriamo che vengano in tanti, da tutto il mondo, anche
se sappiamo che ci saranno difficoltà a causa delle distanze, i biglietti aerei che
costano. Ma speriamo che almeno le rappresentanze vengano da tutto il mondo. Sarà
bello da vedere. Sarà bello vedere la faccia dell’umanità nel volto dei giovani che
vengono da tutti i Paesi: culture, popoli, razze, etnie, con tanti modi di esprimersi.
Questo è il bello di queste giornate. Poi, certo, ci sarà la gioventù dell’America
Latina, del Brasile, innanzitutto, che farà da padrone di casa e accoglierà i giovani
del mondo ma ci saranno anche tantissimi argentini che vorranno stare lì, testimoniare
e manifestare la loro gioia. Riceveremo tutti con le braccia aperte. Che vengano in
tanti e che vengano con gioia, con tanta voglia di testimoniare la fede e testimoniare
che la Chiesa è viva ed è giovane, come diceva Papa Benedetto.