Siria: due anni di conflitto. Mons. Zenari: Papa Francesco segno di speranza per noi
La notizia dell’elezione di Papa Francesco è stata vissuta con gioia anche dalla comunità
cristiana della Siria; un Paese devastato dalla guerra civile, di cui ricorreva proprio
ieri il secondo anniversario dal suo inizio. Salvatore Sabatino ha intervistato
il nunzio apostolico a Damasco, mons.Mario Zenari:
R. – La notizia
è stata accolta con grande emozione. Come si sa, purtroppo, qui il clima che stiamo
vivendo in questi giorni, in cui si ricordano i due anni dall’inizio di questo conflitto,
è piuttosto pesante. Questa notizia, questo evento così eccezionale, cui molti hanno
assistito – fedeli e gente di qualunque credo – alla televisione, è stato un po’ una
boccata di ossigeno, che ha squarciato questo grigiore che domina, anche se c’è una
bella primavera. Purtroppo, è una primavera ancora molto, molto grigia, molto triste.
D.
– Voi state vivendo la terza Quaresima insanguinata dalla guerra civile. Quanto questo
Papa venuto da lontano, dall’Argentina, aiuta la comunità cristiana a vivere questo
tempo di preghiera con maggiore e rinnovata speranza?
R. – Già il nome ha suscitato
entusiasmo e anche speranza, perché la gente subito associa San Francesco al messaggero
della pace. E anche i frati di San Francesco, che sono qui da secoli, sono conosciuti.
Vorrei dire che l’elezione del Papa è un evento che ha interessato non solo i cattolici,
i cristiani, ma ha interessato tutti, appartenenti a qualunque credo. In fondo, è
il Papa di tutti e, soprattutto, avendo vissuto ormai da qualche tempo da queste parti,
ho potuto sperimentare come il Papa sia molto apprezzato da tutti, anche dai musulmani.
Hanno grande stima, perché il Papa è un punto di riferimento dei valori spirituali
e della fratellanza universale.
D. – Fratellanza universale che emerge anche
dalla nazionalità di questo Pontefice, creando una specie di ponte tra Roma e l’America
Latina…
R. – Vorrei anche sottolineare il fatto che quando era arcivescovo
di Buenos Aires era anche ordinario per i fedeli di rito orientale, che non avevano
un proprio ordinario. Lui, quindi, ha già un legame con i fedeli di rito orientale.
E’, già dentro, dunque, pastoralmente, la vita di queste comunità cristiane, che vivono
qui e vivono in diaspora in Argentina.
D. – Ricordava lei, mons. Zenari, che
ricorre il secondo anniversario dall’inizio della guerra e la situazione purtroppo
è sempre più drammatica. Qual è la sua testimonianza?
R. – Noi abbiamo assistito
due giorni fa all’elezione: sentivamo le campane di San Pietro che suonavano e qui
attorno a noi, purtroppo, c’erano i rimbombi dei cannoni, delle esplosioni. Anche
in questo momento in cui sto parlando, forse potete sentire ancora questi rimbombi.
E’ una cosa molto, molto penosa e molto triste. Nel mio messaggio, che ho inviato
subito come rappresentante pontificio al Santo Padre, di vivissime e gioiose felicitazioni,
purtroppo ho dovuto poi mettere anche un accenno alla situazione che tanta gente sta
vivendo qui. C’è un certo dispiacere, perché vedendolo sorridente, vedendolo disteso,
mi rendo conto di essere uno dei rappresentanti pontifici che per primo forse sta
mettendogli sulla scrivania dei grossi problemi: la sofferenza della gente siriana.
Questo, però, ci dà un po’ di coraggio e di sostegno, perché mettendo questi problemi,
queste sofferenze di tutti i siriani sotto i suoi occhi, sappiamo che non rimarranno
lì sulla scrivania, ma gli entreranno nel cuore. Una volta entrate, queste sofferenze,
nel cuore di Papa Francesco, con la sua preghiera e con tutto quello che potrà fare
sarà un sostegno per la gente di qui, cristiani e non cristiani, di qualunque fede.