De Bortoli: Papa Francesco, un esempio straordinariamente rivoluzionario
La grande semplicità di Papa Francesco è uno dei tratti principali che viene riportato
dai giornali di tutto il mondo. Tra questi, il Corriere della Sera. Il direttore Ferruccio
De Bortoli afferma che questa elezione è un segnale rivoluzionario della Chiesa. Sentiamolo
intervistato da Alessandro Guarasci
R.
- Grande voglia di essere pastore tra la gente. Anche questa insistenza nel dire “sono
il vescovo di Roma”; “qui accanto il mio vicario”; “siete voi per primi che dovete
chiedere a Dio di benedirmi”: mi ha colpito molto quell’idea che volesse trasferire
parti della Chiesa in oscuri e magari dimessi garage, per far capire a tutti che il
pastore è tra loro, che sta proprio accanto a loro, che non li guarda mai dall’alto.
D.
- Secondo lei, aver scelto un uomo che viene dal Sud America - un continente in forte
crescita, ma anche in forte cambiamento - che cosa comporterà?
R. - E’ una
sfida moderna alla globalizzazione che arriva dalla Chiesa che è accusata da tutti,
anche da noi, di essere arretrata e insensibile ai venti del cambiamento. In realtà
qui accade su scala diversa quello che successo nel ’78 con l’elezione al soglio pontificio
di Giovanni Paolo II. All’epoca ci fu la sfida alla Cortina di Ferro, alla divisione
in blocchi: oggi c’è la sfida ad un mondo diviso tra un sud, che paga un prezzo elevato
anche in termini di sofferenze, e un nord ricco e insensibile ma anche - diciamo -
nuovi ricchi della globalizzazione che sono magari quelli del Far East, quelli diciamo
dei Paesi emergenti, che propongono al mondo nuovi individualismi, nuovi egoismi.
Io trovo che questa sia una risposta geopolitica: abbiamo sottovaluto che la grande
Chiesa, quella che forse magari vediamo poco, quella che è fatta di sentimenti, di
spiritualità, di fede autentica, sa sorprendere, perché sa trovare la risposta giusta
anche quando la modernità sembra averla messa in un angolo.
D. - Un uomo che
ha sempre avuto uno sguardo particolare per i poveri: un messaggio forte anche per
l’Occidente e soprattutto per l’Europa?
R. - Noi siamo abituati a questa opulenza
che ha finito per trasformare le nostre società in un coacervo di individualismi fini
a se stessi. E’ un Papa che sommessamente fa una rivoluzione, se vogliamo diversa
da quella di Giovanni Paolo II che aveva un tono più forte, che doveva esprimere vigore
per abbattere i muri: qui, forse, anche dolcezza ed esempio. Quindi l’ascolto degli
altri credo che possa essere un esempio straordinariamente rivoluzionario.