Sul Conclave le suggestioni spirituali del Giudizio Universale di Michelangelo
Nel 1996 nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis Giovanni Paolo II
stabiliva che il Conclave, considerata la sacralità dell'atto, continuasse a svolgersi
nella Cappella Sistina. Gli affreschi di Michelangelo, in particolare il Giudizio
Universale eseguito in 450 giornate tra il 1536 e il 1541, secondo Papa Wojtyla avrebbero
reso più facile preparare l’animo dei cardinali elettori ad accogliere le interiori
mozioni dello Spirito Santo. Sull’iconografia del capolavoro michelangiolesco vi proponiamo
la scheda di Paolo Ondarza:
Un gesto imperioso
e pacato è centro e motore del movimento, ampio e rotatorio, delle circa quattrocento
figure tra anime, santi, angeli, dannati, richiamando la loro attenzione e placando
gli animi. E’ il gesto di Cristo giudice dipinto da Michelangelo al centro della grande
parete - circa 14 per 12 metri -dietro l’altare della Sistina. Il Figlio di Dio siede
seminudo sulle nubi, col braccio sinistro scopre il costato trafitto, col destro
sollevato indica che sta per essere emesso il verdetto del Giudizio Universale. Al
suo fianco, con lui inserita in una mandorla di luce, è Maria che da sempre intercede
per la salvezza degli uomini, ma che qui volge il capo in un gesto di rassegnazione:
non può infatti più intevenire, solo attendere le parole del Figlio. Due sguardi:
quello dolce della Vergine rivolto a destra agli eletti in ascesa verso il cielo nel
riquadro con la resurrezione della carne; quello severo del Cristo verso le anime
dannate, disperate e angosciate, spinte dai diavoli nella bocca dell’inferno. Alcune
tentano di salvarsi dall’eterna condanna risalendo invano le nuvole. In basso Caronte,
il nocchiero infernale, con il remo percuote e obbliga a scendere i dannati dalla
barca per condurli al cospetto di Minosse, giudice infernale dalle lunghe orecchie
d’asino, con il corpo avvolto dalle spire di un serpente che gli morde i genitali
a simboleggiare la fine del genere umano. Evidente il riferimento a Dante, raffigurato
tra le anime beate. Il plasticismo scultoreo di Michelangelo connota anche le figure
dei santi Pietro con le chiavi, Lorenzo con la graticola, Caterina d’Alessandria con
la ruota dentata, Sebastiano, inginocchiato con le frecce in mano, Bartolomeo con
la pelle, che i carnefici gli strapparono, tra le mani: in essa l’artista raffigura
il suo volto deformato e angosciato. Sotto Cristo è la potenza del suono a irrompere:
quello delle lunghe trombe degli angeli dell’apocalisse con le guance gonfie a riempire
d’aria le tube per risvegliare i morti. In alto, a destra e sinistra, due lunette
ammoniscono: si salva chi ha sacrificato la propria vita per Cristo, un messaggio
anche questa volta affidato alle immagini: gruppi di angeli recanti i simboli della
Passione: la croce, i dadi, la corona di spine, la colonna della flagellazione, la
scala e l’asta con la pugna imbevuta d’aceto. E’ questa secondo Michelangelo la Parusia,
la venuta alla fine dei tempi di Gesù che inaugura il Regno di Dio. L‘intera visione
tormentata, angosciosa nella tragica deformazione dei corpi è però pervasa dal bagliore
del Credo. Sulle tenebre vince la luce, la brillantezza del cielo, color azzurro lapislazzulo.
Biagio da Cesena, cerimoniere dell’allora Papa Paolo III si scandalizzò definendo
cosa disonestissima raffigurare tanti “ignudi che mostrano le loro vergogne”, reputando
la composizione "più adatta ad un’osteria che ad una cappella papale"; in seguito,
dopo il Concilio di Trento, si chiese al pittore Daniele da Volterra di coprire le
nudità di alcune figure ritenute oscene, altre censure vennero apportate nei secoli
successivi. Nel 1994 il restauro che ha restituito la brillantezza dei colori originali
degli affreschi ha anche provveduto ad asportare le "braghe", conservandone solo
alcune a testimonianza storica della Controriforma. In quell’occasione Giovanni Paolo
II non esitò a definire il Giudizio Universale e più in generale la Cappella Sistina
come “il santuario della teologia del corpo umano”. Nella Costituzione Apostolica
Universi Dominici Gregis lo stesso Papa dispone che il Conclave continui a svolgersi
in quest’aula “ove tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di
Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato”.