Libia: muore in carcere un cristiano egiziano. Da chiarire le cause del decesso
Un cristiano protestante egiziano, Ezzat Hakim Attalah, è morto dopo 10 giorni di
detenzione in un carcere di Bengasi. L’uomo – riferisce l'agenzia AsiaNews - era stato
arrestato lo scorso 28 febbraio insieme con altri cinque connazionali cristiani evangelici
con l'accusa proselitismo. Secondo fonti del Ministero degli esteri egiziano, l'uomo
era diabetico e soffriva di cuore e sarebbe morto per cause naturali. In un'intervista
alla Mcn-direct, Ragaa' Abdullah Guirguis, moglie di Attalah, dichiara invece che
il marito è deceduto per le pressioni e le torture materiali inflitte dai carcerieri
libici. La donna ha anche annunciato di rivolgersi ad avvocati internazionali per
stabilire la reale dinamica della morte. Il caso di Attalah ha acceso i riflettori
sulla drammatica situazione dei cristiani in Libia, divenuti bersaglio delle milizie
salafite che controllano la regione della Cirenaica. La scorsa settimana, sono stati
incarcerati oltre 50 venditori ambulanti copti con l'accusa di esporre sulle loro
bancarelle icone e altro materiale religioso. Rientrati in Egitto nei giorni scorsi,
hanno denunciato di essere stati picchiati e torturati. Dalla caduta di Muammar Gheddafi,
si sono moltiplicati i casi di aggressione o attacchi contro le minoranze straniere
residenti in Libia. La comunità più colpita è quella egiziana, soprattutto i cristiani
copti cattolici e ortodossi. Alla fine di febbraio, un egiziano, un sudafricano, un
sud coreano e uno svedese con passaporto Usa sono stati arrestati con l'accusa di
diffondere Bibbie e altro materiale religioso. Sono attualmente detenuti in un carcere
di Tripoli, in attesa di processo. (A.L.)