La storia dei Conclavi: verso il 265.mo Successore di Pietro
Quello che si è aperto è il 75.mo Conclave nella forma in cui lo conosciamo oggi,
ovvero a partire da quanto stabilì Gregorio X nel 1274. Per il periodo precedente
si parla semplicemente di elezione del Pontefice. Ma, nei secoli, come si trasformò
l’elezione del Papa? Ripercorriamo la storia con il servizio di Debora Donnini:
Cum clave,
ovvero chiuso a chiave. E’ questa la parola usata per indicare sia il luogo chiuso
in cui avviene l’elezione del Papa sia il complesso dei cardinali che lo eleggono.
Ma nella storia del cristianesimo, il Papa non venne sempre eletto nel modo che oggi
conosciamo. Per i primi 1.200 anni circa, il successore di Pietro, in quanto vescovo
di Roma, veniva eletto con il coinvolgimento della comunità locale. Probabilmente
la comunità dei fedeli proponeva, il clero vagliava i candidati e i vescovi circonvicini
eleggevano. Con il diffondersi della fede cristiana si verificarono dei cambiamenti.
Dal IV all’XI secolo, ci fu il problema degli influssi esterni: imperatori romani,
carolingi, imperatori tedeschi, tentarono in vario modo di controllare l’elezione
del Papa. Si sentì, dunque, l’esigenza di un cambiamento, che portò ad effettuare
via via, attraverso i secoli, quelle modifiche che disegnarono il Conclave così come
viene vissuto oggi. Il primo ad intervenire in questo senso fu Nicolò II nel 1059
con la bolla “In nomine Domini” , in cui definì che solo i cardinali potevano eleggere
il Romano Pontefice. A ratificarlo definitivamente fu però la Costituzione “Licet
de vitanda” promulgata da Alessandro III nel 1179, nella quale fu introdotta anche
la necessità della maggioranza dei due terzi dei voti. Si aggiunge, dunque, un altro
tassello alla forma di eleggere il Papa giunta fino a noi.
Si affacciò però
un’altra problematica: il prolungarsi della Sede vacante, che culminò con il noto
episodio di Viterbo. Era il 1268 quando 18 cardinali si riunirono nel Palazzo papale
della città laziale ma non riuscirono a trovare un accordo. Dopo molto tempo senza
nulla di fatto, i viterbesi decisero di chiudere i cardinali nello stesso Palazzo,
murando le porte, poi arrivarono a rimuovere il tetto e persino a dare da mangiare
ai cardinali solo pane e acqua. Dopo più di due anni e 9 mesi si arrivò ad eleggere
Gregorio X, che fra l’altro non era cardinale ma arcidiacono di Liegi e in quel momento
si trovava in Terra Santa. Memore dell’esperienza, Gregorio X mise mano alla questione
e nel 1274 promulgò al Costituzione “Ubi pericolo” che istituiva ufficialmente il
Conclave. Dopo la morte del Papa, si davano 10 giorni ai cardinali per riunirsi. Si
stabilì, tra l’altro, che il Conclave dovesse tenersi in un luogo chiuso a chiave
dall’interno e dall’esterno. Dopo un certo numero di giorni si diminuiva la quantità
di cibo fino ad arrivare a poter mangiare pane e acqua.
Il primo Conclave
della storia fu dunque quello di Arezzo nel 1276 con l’elezione di Innocenzo V. Ma
già due anni dopo la loro approvazione, prima Adriano V e poi Giovanni XXI abolirono
queste regole e ricomparve così la problematica delle Sedi vacanti. Celestino V ristabilì,
quindi, le norme del Conclave, riconfermate dal suo successore, Bonifacio VIII, e
da allora seguite fino ad oggi seppur con alcune modifiche. Nel 1621 Gregorio XV introdusse
l’obbligo del voto segreto e scritto. Nel 1904 Pio X proibì il preteso diritto di
esclusiva, in qualsiasi forma, in base al quale alcuni sovrani cattolici, specialmente
nel ‘600 e ‘700, avevano cercato di arrogarsi il diritto di porre il veto sull’elezione
di una persona. Venne anche introdotto l’obbligo del segreto su quanto avvenuto in
Conclave anche dopo l’elezione e di conservare la documentazione, a disposizione solo
del Papa, relativa allo stesso. Negli anni successivi del ‘900 vi furono altre modifiche.
Dopo la guerra, nel 1945 viene promulgata da Pio XII la Costituzione “Vacantis
Apostolicae Sedis” che presenta alcune novità fra cui quella che, dal momento dell’inizio
della Sede vacante, tutti i cardinali – compreso il segretario di Stato, compresi
tutti i prefetti delle Congregazioni – cessano dal loro incarico, salvo tre: il Camerlengo,
il Penitenziere e il Vicario di Roma. Quindi con il Motu Proprio “Ingravescentem Aetatem”
Paolo VI decise che i cardinali potessero essere elettori solo fino al compimento
degli 80 anni. La legislazione oggi in vigore è la “Universi Dominici Gregis”, del
1996, voluta da Giovanni Paolo II che stabilisce quanto segue: il Conclave si deve
tenere nella Cappella Sistina, i cardinali devono risiedere nella casa Santa Marta
e vengono soppressi gli altri due modi di elezione: per acclamazione o ispirazione
e per compromesso.
Oggi il Conclave è regolato da questa Costituzione apostolica
seguita dai due Motu Proprio di Benedetto XVI: quello del 2007, “De Aliquibus Mutationibus
in Normis de Electione Romani Pontificis”, prevede sostanzialmente che dopo i 34
scrutini i cardinali possano scegliere un altro tipo di votazione, ovvero votare i
cardinali che hanno ricevuto più voti nella precedente elezione, ma in ogni caso per
essere eletti serviranno i due terzi dei voti. Resta confermato il periodo di attesa
di 15 giorni prima dell’inizio del Conclave ma con il Motu Proprio del 22 febbraio
di quest’anno, “Normas nonnullas", Benedetto XVI ha stabilito che il Collegio dei
Cardinali possa anticiparne l’inizio se consta della presenza di tutti i Cardinali
elettori, come pure ha la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio
dell’elezione per alcuni altri giorni, al massimo 20. Il Conclave che si è aperto
procederà, dunque, all’elezione del 265.mo Successore di Pietro.