2013-03-10 10:49:03

Un'alternativa per chi vive di rifiuti: progetto di solidarietà dei Fratelli dell'Uomo in Senegal


Centinaia di tonnellate di immondizia raggiungono ogni giorno la discarica di Mbeubeus, nei pressi della capitale del Senegal, Dakar. Negli anni il sito è diventato anche un luogo di lavoro informale per 2mila persone in cerca di mezzi per sopravvivere. Costruire per loro un futuro diverso è l’impegno della Onlus ‘Fratelli dell’Uomo’, che ha avviato una campagna di sensibilizzazione. Sulla condizione di chi lavora a Mbeubeus Davide Maggiore ha intervistato il direttore della onlus, Stefano Lentati:RealAudioMP3

R. – I rifiuti arrivano in maniera indifferenziata e quindi in discarica lavorano circa duemila persone che vivono del recupero dei materiali con un livello di riciclo veramente accurato. Mi è capitato di vedere svuotare tutti i mozziconi di sigarette per fare sacchi di tabacco da rivendere sul mercato, o i metalli ferrosi, o i rifiuti di carta o i rifiuti alimentari che poi vengono usati nell’allevamento. Tra queste persone ci sono anche ragazzini molto giovani, a volte anche bambini, che cercano di vendere materiali a intermediari per portare qualche soldino a casa.

D. - Cosa vuol dire per un bambino vivere questa vita?

R. - Ci sono conseguenze sanitarie, ci sono anche rifiuti ospedalieri, ci si può fare male… Poi la cosa determinante è che uno va in discarica perché non va a scuola. Quindi, il nostro intervento è stato diretto a fare in modo che anche i ragazzini delle famiglie più svantaggiate riuscissero ad iscriversi a scuola. Questo ha richiesto un lavoro di censimento dei casi più delicati e poi un lavoro di accompagnamento per fare l’iscrizione all’anagrafe. Il problema, infatti, è che alla nascita non vengono registrati all’anagrafe e quindi non possono iscriversi a scuola. Siamo riusciti a fare questa cosa con 82 bambini delle elementari, che seguiamo da tre anni e che intendiamo seguire per altri tre anni per portarli fino alla fine delle scuole primarie.

D. – Quali sono le altre direzioni di sviluppo del progetto?

R. – C’erano anche ragazzini più grandi nella discarica, di un’età tra i 13 e i 17 anni. Fra questi siamo riusciti ad allontanarne dalla discarica una cinquantina. Bisogna offrire alternative. Le alternative sono state tirocini formativi di artigiani del quartiere di Malika, dalla sartoria al parrucchiere, alla falegnameria, al saldatore, all’officina meccanica. Un filone importante del progetto è proprio rivolto a creare occasioni di reddito per le famiglie di Malika. Quindi, è stato costituito un fondo di microcredito che finora ha finanziato l’avvio di 62 piccole attività economiche. Questo fondo di microcredito è gestito da un comitato costituito in collaborazione con l’associazione locale che segue il progetto. E’ un lavoro molto importante seguire la restituzione di questi crediti. Finora abbiamo un tasso di restituzione molto importante, superiore all’80 per cento.

D. - La filosofia del progetto non è semplicemente assistenziale, porta le persone che ne sono beneficiarie a camminare sulle loro gambe. In questo contesto, quanto è importante il ruolo delle associazioni locali con le quali voi collaborate?

R. – E’ importantissimo, la parola d’ordine dei Fratelli dell’uomo è il partenariato. Noi non lavoriamo in questi Paesi perché facciano lo stesso itinerario che abbiamo fatto noi. Noi lavoriamo in questi Paesi per facilitare l’emersione di un modello di sviluppo locale e perché siano conservati quegli elementi di solidarietà e di collaborazione che sono tipici di queste società africane. Credo che noi possiamo imparare da queste società. Anche in un contesto difficile, vediamo che le persone non perdono la solidarietà reciproca, la voglia di collaborare, la voglia di costruire fiducia.







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