La comunità di Sant'Egidio in preghiera per il nuovo Papa ed una Chiesa vicina ai
poveri
La visita alla Basilica di San Bartolomeo, dove sono custodite le reliquie dei martiri
del XX secolo, affidata alla cura della Comunità di Sant’Egidio, che lì si incontra
per la preghiera; e poi le visite a due luoghi dove Sant’Egidio vive con i poveri
di Roma: la mensa a Trastevere e una casa per anziani non autosufficienti al Gianicolo.
Sono i due momenti che MarcoImpagliazzo, presidente della Comunità,
ricorda con affetto del cammino fatto assieme a Benedetto XVI. Al microfono di FrancescaSabatinelli, Impagliazzo traccia il profilo del rapporto tra la Comunità e
il Papa emerito, e descrive l’attesa per l’elezione del nuovo Pontefice.
R. – Giorno
dopo giorno abbiamo capito come la rinuncia di Benedetto XVI sia stata realmente un’intuizione
spirituale; l’abbiamo accettata come una decisione che apre importanti scenari per
la Chiesa di domani, soprattutto il messaggio che Papa Benedetto ha dato nell’ultima
udienza del mercoledì, un grande messaggio di fiducia: la Chiesa è viva! Soprattutto
pensiamo alla sua fiducia che all’interno della Chiesa ci saranno risorse umane e
spirituali che potranno dare un grande futuro alla nostra Chiesa cattolica. Il cammino
di Sant’Egidio con Papa Ratzinger è stato realmente emozionante, soprattutto perché
egli ha intuito due aspetti centrali della vita della Comunità: quello della preghiera
e quello del servizio ai poveri. Il Papa questo lo ha capito con forza, con la sua
profondità umana e spirituale.
D. – A breve inizierà il Conclave. Che Chiesa
troverà questo nuovo pastore, scelto dai cardinali, e quali saranno le sfide?
R.
– Certamente l’eredità della Chiesa guidata da Papa Ratzinger è l’eredità di una Chiesa
che si è centrata moltissimo sulla Parola di Dio. Il Papa ha fatto della predicazione
uno degli elementi centrali del suo pontificato: predicazione sulla Parola di Dio,
accompagnata però dalla grande sapienza di tutta la tradizione della Chiesa, particolarmente
dei Padri della Chiesa. Una Chiesa che ha fatto della Parola di Dio il cuore della
sua missione. Altro lascito riguarda il tema su cui si sta dibattendo tanto in questi
giorni: la nuova evangelizzazione, perché il Papa ha voluto incentrare parte della
sua predicazione proprio sulla ri-evangelizzazione o sulla nuova evangelizzazione
delle terre di antica evangelizzazione, come l’Europa, gli Stati Uniti e altri luoghi.
Questi mi sembrano i due punti che il nuovo Papa eredita dal pontificato precedente.
A me pare che ci sia un’altra questione, molto importante, che è quella del rapporto
tra Chiesa e globalizzazione. Per anni, si è giustamente discusso di Chiesa e secolarizzazione,
di come la secolarizzazione avesse intaccato tanta parte dei cristiani, avesse indebolito
la loro fede, soprattutto in Occidente. Con la globalizzazione c’è un fenomeno che
naturalmente è un fenomeno pieno di possibilità positive, ma che è anche pieno di
un forte individualismo. Allora, nella globalizzazione siamo tutti più spersi, più
spaesati, come dice Todorov, e nello spaesamento l’uomo è più solo. Non ci sono più
grandi punti di riferimento e soprattutto non c’è più riferimento della comunità.
Come si fa ad essere Chiesa in un mondo – soprattutto nel mondo della globalizzazione
– dove la comunità non è più un valore? Perché, si è Chiesa se si è comunità. Sono,
queste, le grandi sfide antropologiche che si troverà ad affrontare la Chiesa di domani.
D.
– La Comunità di Sant’Egidio, così come tutta la Chiesa e tutti i fedeli, accompagnerà
con la preghiera questa importante scelta dei cardinali …
R. – Sì, naturalmente!
Ogni sera, in tutte le nostre comunità nel mondo, si prega e si sta pregando, in questi
giorni, per i cardinali perché siano ispirati alla scelta di un Papa degno della Chiesa
di oggi e delle sfide che la Chiesa si trova a vivere. Devo dire che per Sant’Egidio
c’è una grande domanda, che è quella di essere sempre di più Chiesa vicina ai poveri,
vicina alle sofferenze umane, vicina alle tante problematiche che l’umanità vive in
questo nostro continente nel tempo di crisi economica, ma anche delle tante crisi
che attanagliano la vita dei popoli. Quindi, Chiesa dei poveri, Chiesa attenta ai
poveri: questa è una domanda che nasce non solo dalla nostra preghiera, ma dal nostro
impegno. Noi siamo fiduciosi e convinti che lo Spirito Santo agirà, come ha agito
sempre, anche in questo Conclave.