Libano, ripercussioni della crisi siriana: intervista con il consigliere del Gran
Mufti
Proseguono gli scontri in Siria, a poco meno di tre chilometri dal confine con Israele,
dove sono stati rapiti i 21 caschi blu di nazionalità filippina della cui liberazione
si stanno occupando le Nazioni Unite. Gravi difficoltà si vivono anche a un altro
confine, quello con il Libano, Paese esempio di convivenza, ma anche luogo di gravi
frizioni politiche, sociali e religiose sfociate spesso in violenze; e che oggi vede
arrivare giorno dopo giorno sul proprio territorio decine di migliaia di rifugiati
siriani. Il rischio di sconfinamento del conflitto è all’ordine del giorno, così come
la rottura di quegli equilibri interni già estremamente fragili. “Il problema è insistere
sull'importanza della libertà religiosa – afferma Mohammad Sammak, consigliere politico
del Gran Mufti del Libano e segretario generale del Comitato Libanese Islamo-Cristiano
per il Dialogo – ma bisogna anche esortare il rispetto delle minoranze religiose nel
mondo arabo, come i cristiani“. Ma perchè oggi è così difficile dialogare? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto allo stesso Mohammad Sammak:
R. – It’s not
really difficult: it’s the reaction of extremism. … In realtà, non è difficile:
è la reazione dell’estremismo. Non può esistere un dialogo scientifico e spirituale
con chi crede di essere nel giusto o di avere il monopolio della verità; con queste
persone non si può condurre un dialogo, perché loro si rifiutano a priori. Queste
persone alzano la voce, ma sono in minoranza e questi fenomeni non hanno vita lunga:
sono fenomeni miopi. Noi confidiamo nel fatto che la comprensione tra cristiani e
musulmani e con i musulmani moderati possa far sentire la sua voce, per far cadere
questo movimento e riportare il rapporto con i cristiani sul versante giusto.
D.
– Lei parla di tre regole alla base della comunità e del dialogo …
R. – Yes.
The first rule is human dignity, respect of human dignity. … Sì. La prima regola
riguarda la dignità umana, il rispetto della dignità dell’uomo. La dignità dell’uomo
è un dono di Dio a ciascun essere umano, a prescindere dalla sua appartenenza etnica,
della sua fede religiosa, del sesso e via dicendo. Questo rispetto deve essere una
base comune per la comprensione delle persone. La seconda regola da osservare è nella
consapevolezza della diversità delle persone: le persone sono create “diverse” e nella
loro diversità manifestano la grandezza di Dio che ha creato persone diverse tra loro.
Per questo noi dobbiamo rispettare Dio nel rispettare le differenze tra le persone,.
Temo che ci sia una serie di malintesi riguardo a questi principi, che portano poi
all’incomprensione tra le persone.
D. – Lei viene dal Libano, un Paese piccolo
ma importante in Medio Oriente. Come è la situazione adesso, nel suo Paese?
R.
– Well, I can say, it is a tense situation because the repercussions of what … Beh,
posso dire che la situazione è tesa, perché le ripercussioni di quanto sta accadendo
in Siria arrivano anche in Libano. Abbiamo un milione di profughi siriani ora, laddove
il Libano è un Paese con quattro milioni di abitanti: quindi, i profughi rappresentano
ora un quinto della popolazione. Oltre a loro, abbiamo mezzo milione di profughi palestinesi
… Questo Paese non è in grado, economicamente e socialmente, di affrontare questa
situazione. Questa situazione, insieme al conflitto in Medio Oriente, si ripercuotono
tutti sul Libano. La nostra economia, inoltre, è debole … Ma ciò nonostante, il Libano
rimane un “paradiso felice” per tutti coloro che credono nel pluralismo nel Medio
Oriente. Il Medio Oriente è pluralista, ma il rispetto del pluralismo è fiacco …
D.
– Lei teme la situazione in Siria? Si parla sempre più spesso di regionalizzazione
del conflitto..
R. – Yes, certainly we are scared: for the sake of the Syrians,
who are suffering … Certo che abbiamo paura: per i siriani che ne soffrono – a
tutt’oggi, i morti sono oltre 70 mila. Il Paese è completamente distrutto e questo
avrà conseguenze politiche, sociali ed economiche nel prossimo futuro! Non solo il
Libano ne soffrirà: tutto il Medio Oriente risentirà di quello che sta accadendo ora
in Siria! Noi speriamo tanto che questa sofferenza finisca, ma temo che la comunità
internazionale non stia facendo il suo dovere nel modo appropriato: si limita a parlare
e finora si è impegnata ai minimi termini. Ecco, io spero tanto che prendano la cosa
più sul serio perché è a rischio la sicurezza internazionale.