Fitch declassa l'Italia e Napolitano torna a sollecitare la formazione del nuovo
governo
Alla chiusura settimanale delle borse, Fitch ha tagliato il rating dell'Italia a BBB+,
un’iniziativa che riflette – si legge nella nota dell’agenzia – il “risultato inconcludente
delle elezioni italiane”. E mentre permane la distanza e lo stallo nel confronto tra
le principali forze politiche, il presidente della Repubblica Napolitano esorta l’Italia
a darsi un nuovo governo. Sulla stessa linea il presidente di Confindustria Squinzi
che chiede “al più presto un esecutivo che dia stabilità”. Marco Guerra ha
chiesto a Carlo Altomonte, docente di economia politica alla Bocconi, quali
ripercussioni sull’economia può avere un’instabilità prolungata:
R. – Quello
che è importante per i mercati è che ci sia l’assicurazione che l’Italia continui
sulla rotta di forma e di consolidamento fiscale, tracciata dal precedente governo.
Quanto più questa rotta sembra in qualche modo messa in discussione dagli eventi politici,
tanto più le agenzie di rating si preoccupano. Il vantaggio è che per il momento questo,
se vogliamo, è un avvertimento e non è ancora un’azione con conseguenze operative.
D.
– Dobbiamo aspettarci nuovi attacchi speculativi sui mercati come quelli avvenuti
nel 2012?
R. – Penso di no. In questo momento le agenzie di rating stanno cercando
di capire se l’Italia si avvierà verso un governo stabile che prosegue l’agenda di
riforme. Nel momento in cui questa certezza non dovesse essere messa in discussione
non succederà niente, tant’è che in questi giorni la Borsa sta andando bene, a seguito
di quella americana, e lo spread è altamente sotto controllo. In più rispetto al 2012
c’è indubbiamente una volontà politica da parte dell’Unione europea di porre fine
alla crisi grazie agli interventi della Banca centrale europea. Da questo punto di
vista, per il momento, mi sembra abbastanza lontano il problema del rischio di un
attacco speculativo.
D. – Per quanto riguarda l’economia reale è prevista una
contrazione del Pil dell’1,8 nel 2013. Un governo stabile può invertire la spirale
della recessione e della disoccupazione?
R. - Un governo stabile potrebbe negoziare
con Bruxelles un allentamento dell’austerità. Noi dovremmo continuare a mantenere
avanzi primari del 4 - 4,5 per cento nei prossimi anni per portare verso il basso
il rapporto debito-Pil. Potremmo, tuttavia, avviare un percorso concordato con i partner,
che ci consentano minori velocità di aggiustamento: significherebbe 7, 8, 10 miliardi
all’anno da liberare per la crescita e la riduzione del carico fiscale.
D.
– Draghi ha rassicurato i mercati parlando di un’Italia con il “pilota automatico”.
Il caso del Belgio ci dice che è possibile stare senza esecutivo anche per più di
un anno…
R. –Il “pilota automatico” cui si riferisce Draghi è il fiscal compact,
cioè il patto fiscale che abbiamo firmato in cui si dice: questi sono gli impegni
che l’Italia ha preso, che il parlamento ha votato e che continueranno a essere onorati
da qualunque governo che verrà in futuro. Per il momento, la ragione per cui non vediamo
attacchi speculativi, la ragione per cui tutto sommato i mercati sono tranquilli,
è che sono tutti convinti che il pilota automatico porterà l’Italia verso il consolidamento
fiscale a cui l’Italia stessa si è impegnata. Resta però la sfida di avere un governo
che guidi, perché bisogna tenere la rotta ma bisogna anche evitare le buche. In questo
senso è opportuno avere un governo che consenta di rimodulare spesa e carico fiscale
e nello stesso tempo migliorare le condizioni di crescita e occupazione del Paese.