Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella quarta Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone la parabola dell’amore
misericordioso di Dio o del figliol prodigo: la festa del padre per il ritorno del
figlio che aveva sperperato parte dell’eredità, riceve il disprezzo del fratello maggiore,
a cui il padre risponde:
“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo
tuo fratello era morto ed è tornato in vita”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo la riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel
Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
La pagina del
Vangelo di Luca che si proclama in questa quarta domenica forse la conosciamo di più
come “parabola del figliol prodigo”, con l’accento posto sulla storia di questo giovane
che si allontana dalla casa paterna e sperpera tutti i suoi averi. Il nuovo titolo
coglie meglio il significato delle parole del Signore: esse raccontano l’amore misericordioso
di Dio verso l’uomo. Il fratello maggiore. L’uomo del “dovere”, l’uomo che serve,
ma senza amore, che cova una invidia profonda verso il fratello che se n’è andato,
si “indigna”, dice letteralmente il Vangelo, per l’indulgenza del padre che egli né
comprende, né condivide. “Ha sbagliato, che paghi!”, è il commento di tanti fratelli
maggiori anche oggi nella Chiesa – ed anche al di fuori di essa, ma dove questo atteggiamento
è più comprensibile, perché non ha nulla a che fare con la storia d’amore di Dio.
Dio, il Padre buono, che ha creato l’uomo per renderlo partecipe, in Cristo, della
Sua vita divina non solo non ha questa grettezza di cuore, ma è rimasto – e rimane,
nonostante il nostro cuore traviato e distorto – il “filantropo”, l’amante dell’uomo,
capace di mettere in atto tutto pur di poterlo salvare. Il tempo di Quaresima è tempo
di grazia particolare per uscire dalle nostre grettezze ed entrare di cuore nell’anno
della fede con la gioia di aprirci all’altro, all’ultimo, al lontano, perché così
il Padre ha fatto con noi.