El Salvador: la tregua tra gang è un’iniziativa positiva ma occorre fare di più
La "tregua" tra le bande in El Salvador è definita come "positiva", perché ha salvato
la vita di circa 2.000 persone. Lo ha riferito il ministro della Sicurezza David Munguia
Payes a quasi un anno dall’avvio dell’iniziativa. Tuttavia, nonostante i risultati
positivi di questo primo accordo, 2.110 persone sono state uccise nel Paese dal marzo
2012 (dati pubblicati dalle agenzie di stampa e raccolte dalla polizia locale). La
"tregua", che ha avuto inizio il 9 marzo 2012, "è un’iniziativa positiva in particolare
per la riduzione degli omicidi", ha detto in conferenza stampa Munguia Payes. Nel
2011, gli omicidi sono stati 4371; nel 2012, con la "Tregua" si contavano 2376 omicidi
(vale a dire, 1995 di meno). Il ministro ha difeso la "tregua", sottolineando che
"è l'unica cosa che produce dei risultati nel combattere la violenza nel Paese". In
una nota inviata all'agenzia Fides si ricorda che “la tregua riguarda i membri delle
bande che non si devono uccidere a vicenda”, ma ciononostante le "maras" “sono ancora
il principale fattore di violenza nel Paese", ha detto Munguia Payes. La seconda fase
della "tregua" che è dichiarare comuni privi di violenza, è diventata operativa nel
mese di gennaio in quattro dei 262 comuni del Paese. La "tregua" è una iniziativa
dell’Ordinario militare, mons. Fabio Colindres e di un ex deputato del Fronte Farabundo
Marti per la Liberazione Nazionale, Raul Mijango, in accordo con il governo, che ha
negato di aver negoziato con le bande. In questi giorni, in occasione del primo anniversario
del patto, mons. Colindres e Mijango hanno realizzato delle visite a diverse prigioni
del Paese, nelle quali sono imprigionati i capi delle bande che hanno accordato la
tregua. (R.P.)