2013-03-08 16:04:05

Al Gemelli, presentata la prima Carta dei diritti per disabili in ospedale


E’ stata presentata la prima "Carta dei Diritti delle Persone con Disabilità in Ospedale", realizzata dalla Cooperativa Sociale Spes Contra Spem e adottata, per la prima volta in Italia, dal Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Un documento che pone l'attenzione sulle barriere architettoniche strutturali classiche, ma soprattutto sulle difficoltà che incontrano le persone disabili ogni volta che devono sottoporsi ad una visita o un esame diagnostico in ospedale. Una carta che garantisca al paziente con disabilità l’accesso, senza difficoltà, a tutti i servizi sanitari e la libera scelta fra differenti procedure e trattamenti sanitari. Il prof. Nicola Panocchia, dirigente medico presso l’Istituto di Clinica Chirurgica del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, ci parla dei diritti delle persone con disabilità e quanto, in un clima di riduzione delle spese, l’attuazione della Carta possa essere possibile. Intervista di Eliana Astorri:RealAudioMP3

R. – Sono i diritti che hanno tutti i malati, diritti sanciti dalla Carta europea del malato. Non sono quindi diritti speciali – penso al diritto alla privacy, al reclamo, alla personalizzazione delle cure – ma diritti che ognuno di noi vorrebbe. Il problema è che per le persone con disabilità esigere questi diritti è un problema, perché ci sono delle barriere non solo architettoniche, ma anche organizzative e culturali che impediscono alle persone con disabilità di usufruire di questi diritti per loro fondamentali. Una delle problematiche maggiori è la disabilità intellettiva, cognitiva, ovvero, quelle persone che non sono in grado di autodeterminarsi, che hanno bisogno di assistenza. Uno dei problemi maggiori, per esempio è quello di permettere ad una persona – famigliare, caregiver od operatore – di assistere 24 ore su 24 questa persona, perché attraverso questo familiare, questo operatore, la persona è in grado di esprimere e comunicare con i medici. A volte, il familiare o il caregiver è proprio uno strumento di cura.

D. – Bisogna però che questi progetti dalle parole si traducano in realtà. Ci sono dei costi: avete parlato, ad esempio, di segnalazioni acustiche nei pronto soccorso per i non vedenti, o segnalazioni visive per chi non può ascoltare. Ci sono dei costi, soprattutto in questo momento...

R. – Sì, ci sono dei costi, ma non sono poi così elevati come si crede. Io parto da un altro presupposto: i diritti esprimono dei valori, i valori in cui una società crede. Allora, se noi riteniamo che le persone con disabilità debbano godere di questi diritti – perché esprimono un valore, ovvero, quello della concezione dell’uomo nella società in cui noi viviamo – allora non c’è costo che tenga.







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