Al Gemelli, presentata la prima Carta dei diritti per disabili in ospedale
E’ stata presentata la prima"Carta dei Diritti delle Persone con Disabilità
in Ospedale", realizzata dalla Cooperativa Sociale Spes Contra Spem e adottata, per
la prima volta in Italia, dal Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Un documento che
pone l'attenzione sulle barriere architettoniche strutturali classiche, ma soprattutto
sulle difficoltà che incontrano le persone disabili ogni volta che devono sottoporsi
ad una visita o un esame diagnostico in ospedale. Una carta che garantisca al paziente
con disabilità l’accesso, senza difficoltà, a tutti i servizi sanitari e la libera
scelta fra differenti procedure e trattamenti sanitari. Il prof.Nicola
Panocchia, dirigente medico presso l’Istituto di Clinica Chirurgica del Policlinico
Agostino Gemelli di Roma, ci parla dei diritti delle persone con disabilità e quanto,
in un clima di riduzione delle spese, l’attuazione della Carta possa essere possibile.
Intervista di Eliana Astorri:
R. – Sono i
diritti che hanno tutti i malati, diritti sanciti dalla Carta europea del malato.
Non sono quindi diritti speciali – penso al diritto alla privacy, al reclamo, alla
personalizzazione delle cure – ma diritti che ognuno di noi vorrebbe. Il problema
è che per le persone con disabilità esigere questi diritti è un problema, perché ci
sono delle barriere non solo architettoniche, ma anche organizzative e culturali che
impediscono alle persone con disabilità di usufruire di questi diritti per loro fondamentali.
Una delle problematiche maggiori è la disabilità intellettiva, cognitiva, ovvero,
quelle persone che non sono in grado di autodeterminarsi, che hanno bisogno di assistenza.
Uno dei problemi maggiori, per esempio è quello di permettere ad una persona – famigliare,
caregiver od operatore – di assistere 24 ore su 24 questa persona, perché attraverso
questo familiare, questo operatore, la persona è in grado di esprimere e comunicare
con i medici. A volte, il familiare o il caregiver è proprio uno strumento
di cura.
D. – Bisogna però che questi progetti dalle parole si traducano in
realtà. Ci sono dei costi: avete parlato, ad esempio, di segnalazioni acustiche nei
pronto soccorso per i non vedenti, o segnalazioni visive per chi non può ascoltare.
Ci sono dei costi, soprattutto in questo momento...
R. – Sì, ci sono dei costi,
ma non sono poi così elevati come si crede. Io parto da un altro presupposto: i diritti
esprimono dei valori, i valori in cui una società crede. Allora, se noi riteniamo
che le persone con disabilità debbano godere di questi diritti – perché esprimono
un valore, ovvero, quello della concezione dell’uomo nella società in cui noi viviamo
– allora non c’è costo che tenga.