2013-03-07 14:53:21

Venezuela in lutto per Chavez, domani i funerali


Centinaia di migliaia di persone in corteo dietro al feretro del presidente e salve di cannone ripetute ogni ora fino all'apertura della camera ardente. Questo è l'omaggio riservato dai venezuelani a Hugo Chávez, durante la lunga giornata di lutto di ieri a Caracas, seguita alla scomparsa del leader martedì scorso. Diversi capi di Stato internazionali sono in procinto di giungere nella capitale del Venezuela per prendere parte alle esequie di domani. Si moltiplicano intanto le "letture" su ciò che la figura di Chavez abbia rappresentato non solo per il suo Paese ma anche nel panorama mondiale. Francesca Sabatinelli ha chiesto un'opinione al giornalista Maurizio Stefanini, esperto di America Latina per la rivista di geopolitica Limes:

R. - Chávez è stato l’ultimo esemplare di quella particolare "fauna" politica, tipica dell’America Latina, che in qualche modo si ricollega a tradizioni più antiche - addirittura risalenti all’epoca dell’antica Roma - del Caudillo, cioè un leader popolare, che allo stesso tempo è capo politico e capo militare, che manovra il popolo tipicamente contro un’oligarchia o contro dei ceti possidenti, non tanto in un’ottica di capopopolo - eletto dal popolo - ma di garante che utilizza in parte il popolo. Però, Chavez non è stato solo quello, perché è stato un personaggio di straordinario eclettismo. Nel suo profilo ideologico c’è il "caudillismo", c’è la teologia della liberazione, c’è un certo tipo di marxismo non ortodosso ma popolare, che in America Latina era fuso con il nazionalismo locale. Lui ha miscelato tutto questo, creando queste etichette del socialismo del 21.mo secolo. Da una parte, ha utilizzato come capitale politico l’antiamericanismo, che è sempre una potente risorsa in America Latina in quanto gli Stati uniti sono un vicino potente, ingombrante. Tuttavia, pur continuando a presentarsi come un leader del nazionalismo latino americano anti-yankee, di fatto ha mantenuto non solo rapporti economici eccellenti con gli Usa, ma ha avuto questi ultimi come principale finanziatore, in quanto tutto il suo "eclettismo" geopolitico e politico, tutto il margine di consenso esterno ed interno, Chávez l’ha mantenuto grazie ai petrodollari che gli americani hanno continuato a versargli. Gli Stati Uniti sono rimasti il principale mercato del petrolio venezuelano. Presentandosi come l’alfiere di un modello alternativo al nuovo ordine mondiale a guida statunitense, ha cercato in qualche modo di mettere insieme un network, una rete di Paesi che in qualche modo si contrapponesse. Quindi, lui ha cercato da una parte di creare un’unità latino-americana mettendo insieme governi di sinistra, facendo poi riferimento a potenze emergenti come la Russia e la Cina, a questi Paesi un po’ marginali a quell'“asse del male”, rappresentato (secondo George Bush - ndr) dll'Iran, dalla Cuba di Fidel Castro, da Corea del Nord e Siria.

D. - Ma Chavez invece per il Venezuela, cosa è stato? In che condizioni lascia questo Paese?

R. - Da una parte, si può ritenere che comunque sia riuscito a fare dei grandi investimenti a favore dei ceti meno favoriti. Sotto un altro punto di vista, si potrebbe in qualche modo anche accusarlo di aver distrutto l’imprenditoria. Ci sono anche altri governanti in America Latina che si sono ispirati al socialismo del 21.mo secolo di Chávez, come ad esempio, Evo Morales in Bolivia, o Rafael Correa in Ecuador. Un dato che probabilmente si osserva poco, è che mentre la Bolivia di Evo Morales e l’Ecuador di Rafael Correa hanno una buona situazione economica, il Venezuela di Chávez non ha mai visto un “decollo”. Nel 2010, quando l’America Latina ha conosciuto il boom, il Venezuela ha vissuto invece una fase di recessione e poi si è ripreso, però il Paese ha lo storico problema di considerare l’economia fortemente legata al petrolio, ciò che in qualche modo riduce il margine di protagonismo dell'economia stessa. Poi, c’è il problema legato al fatto che è il potere politico che controlla il petrolio, che in qualche modo poi riesce a controllare tutto e a manipolare il consenso. Chávez ha cambiato un po’ le cose. C’è stata una maggiore distribuzione, c’è stata sicuramente una certa riduzione del margine di democrazia in Venezuela - ricordando che comunque lui è sempre stato eletto, le elezioni ci sono sempre state - c’è stata una certa stretta autoritaria, ma comunque il Venezuela è sempre rimasto un Paese sostanzialmente democratico.

D. - Citavi Paesi più vicini a Chávez. Adesso, con l’uscita di scena di questo importante leader, ci potrebbero essere delle ricadute su Paesi come l’Ecuador?

R. - L’Ecuador potrebbe avere una ricaduta nel senso che Correa è considerato il possibile erede di Chávez, nel ruolo di leader di questo blocco di Paesi, proprio perché, come Chávez, anche lui è un economista, ha un certo profilo di capacità. Chávez ha ridistribuito una quantità enorme di denaro tra alleati, clienti, ecc. Evidentemente già nel momento in cui si è iniziato a creare il problema della sua salute, si è subito creata preoccupazione tra tutti questi Paesi beneficiari. Il problema diventa della continuità: l’alleanza chavista riuscirà con questi eredi che non hanno il suo carisma a rimanere al potere?







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