Siria: un milione di profughi, metà sono bambini. Sabra, le minoranze vivranno in
pace
Siria. Per il quarto giorno consecutivo caccia ed elicotteri da combattimento lealisti
hanno bombardato a tappeto l’area di Homs, in mano ai ribelli. Centinaia di civili
sono rimasti intrappolati nei combattimenti e si rischia l’ennesima strage. Sono sempre
di più i rifugiati che fuggono dalle violenze; secondo l’Alto Commissariato Onu per
i Rifugiati si tratta di "un disastro su larga scala“, con un milione di siriani che
hanno lasciato il Paese, la metà dei quali sono bambini. FrancescaSabatinelli
ha intervistato ReemAlsalem, portavoce di Unhcr in Libano:
R. – The number
of people who have registered or are waiting registration … Il numero delle persone
che si sono registrate, o che stanno aspettando ancora di essere registrate, ha toccato
oggi il milione. Noi sappiamo però che il numero dei siriani dev’essere molto, molto
più alto di questo, perché ci sono molti che ancora non sono arrivati al luogo della
registrazione o che mai si registreranno. Quello che l’Alto Commissariato ha fatto,
in realtà, questa mattina è suonare l’allarme, perché questa situazione rappresenta
la grave situazione umanitaria che risulta dalla guerra in Siria. Oltre a questo milione
di profughi all’estero, ci sono quattro milioni di persone all’interno della Siria
– e queste sono stime prudenti – che hanno bisogno di assistenza. Ora, se si aggiungono
quattro milioni di persone all’interno della Siria al milione di persone che si trova
fuori dal Paese, stiamo parlando di cinque milioni di persone che rappresentano il
20 per cento della popolazione siriana. E queste, come ho detto, sono stime prudenti
perché noi non abbiamo accesso a molte zone della Siria.Ecco, tutto questo dimostra
che siamo arrivati ad un punto cruciale della crisi siriana.
D. – Quali sono
le condizioni fisiche e psicologiche di queste persone?
R. – We have to remember
that this is really a refugee crisis women and children. … Dobbiamo ricordarci
che questa crisi di rifugiati riguarda sostanzialmente donne e bambini. Oltre il 60
per cento dei rifugiati sono donne e bambini; noi li accogliamo nei punti di valico
tra con la Giordania; li incontriamo anche pochi giorni dopo il loro arrivo in Libano
… Quella che vediamo è una situazione veramente tragica. Molti arrivano feriti, o
soffrono di gravi problemi di salute, vengono con i vestiti che indossano, hanno pochissimo
denaro; alcuni hanno viaggiato per giorni e in situazioni di pericolo; alcuni sono
stati feriti con arma da fuoco mentre cercavano di uscire dalla Siria. Quando arrivano,
sono molto preoccupati per i familiari che sono rimasti nel Paese, i bambini, in
particolare, hanno visto cose che nessun bambino a quell’età dovrebbe vedere: l’uccisione
di membri della famiglia, la distruzione delle loro case. E’ evidente il trauma che
hanno sofferto: bagnano il letto, sono molto chiusi, non vogliono parlare con nessuno
e quando lo fanno manifestano comportamenti aggressivi. E’ una situazione veramente
molto triste. Loro vengono senza sapere cosa il futuro riservi loro; molti non sanno
per quanto tempo saranno rifugiati e non c’è nessuno che possa sostenerli, e trovare
un alloggio nei Paesi di accoglienza è per loro una grande sfida. Ovviamente, oltre
il 60 per cento dei rifugiati vive fuori dai campi e ho visto con i miei occhi oltre
20 famiglie affollare un singolo edificio, ovviamente in condizioni igienico-sanitarie
molto limitate, in Libano come in Giordania. Detto questo, bisogna però ricordare
anche che le comunità del Libano e della Giordania sono state di una generosità estrema,
aprendo le loro case alle famiglie e condividendo le loro povere risorse, il pane
e l’acqua, con le famiglie siriane. Forse però tutto questo non riuscirà ad indurre
la comunità internazionale a rendersi conto che questa non può essere una situazione
duratura: se queste condizioni si protrarranno, senza fondi adeguati, la Giordania,
il Libano, perfino la Turchia e l’Iraq – che pure hanno i loro problemi – non saranno
in grado di tenere aperte le loro frontiere e crolleranno di fronte a tale pressione.
D.
– Questo sarà il risultato dei mancati finanziamenti?
R. – Exactly. The Un
and the humanitarian Ngos and agencies have asked … Esatto. A dicembre 2012, le
Nazioni Unite e le organizzazioni non governative e le agenzie umanitarie hanno chiesto
un miliardo di dollari per rispondere alle esigenze di base dei rifugiati fino a giugno.
Purtroppo, di questo miliardo di dollari che abbiamo chiesto – la più grande richiesta
di aiuti umanitari della storia – ne abbiamo ricevuto soltanto il 25 per cento. Qualche
cosa sta entrando, ma come le ho detto, questo disastro umanitario sta crescendo ad
un ritmo così veloce che per rispondere con la stessa velocità, la comunità internazionale
dovrebbe contribuire altrettanto velocemente. Se oggi non riusciamo ad avere i fondi
necessari, veramente non saremo in grado di affrontare le esigenze più elementari.
E quando dico “elementari”, non sto parlando di operazioni umanitarie di gran lusso;
parliamo di riuscire a fornire i 20 litri di acqua, le 2.000 calorie di cui le persone
hanno bisogno, una coperta, una tenda. Se non riusciremo ad ottenere altri fondi,
dovremo addirittura stabilire delle priorità tra i più vulnerabili e lasciare fuori
da questo piano di emergenza tutti gli altri.
Su questa situazione drammatica,
SalvatoreSabatino ha intervistato GeorgeSabra, presidente
del Consiglio Nazionale Siriano:
R. – The situation
is really very bad … La situazione è veramente molto grave: ogni giorno partono
missili scud da una distanza di oltre 400 km con l’intento di distruggere le città,
in particolare Aleppo e le città nei suoi dintorni, senza alcun altro scopo che quello
di distruggere.
D. – Abbiamo visto immagini terribili di civili e bambini uccisi
in questa guerra …
R. – Yes: this is the situation. You know, we have now more
than 6.000 women and … Sì, la situazione è questa. In due anni sono stati uccisi
più di 6 mila donne e 5 mila bambini, perché i bombardamenti colpiscono ovunque, con
una violenza cieca. Questo è quello che sta succedendo in Siria. La maggior parte
delle vittime sono civili innocenti.
D. – Come immagina il futuro in Siria?
R.
– No doubt for me: future in Syria is for freedom and dignity. Per me non ci sono
dubbi: il futuro in Siria è libertà e dignità.
D. – E la libertà sarà garantita
anche alle minoranze?
R. – All the people: please, I know what newspapers
and media in West talk … Per tutti: io so bene quello che la stampa e i media in
genere in Occidente dicono a proposito dei cristiani, dei diritti delle minoranze,
le carenze di cui soffrono le minoranze … Ma bisogna parlare anche della maggioranza.
Io sono cristiano e voglio vedere il nostro Paese, tutte le genti del nostro Paese
– cristiani, musulmani, drusi, alawiti, curdi, turchi, siriani, tutti i siriani -
vivere in pace e in dignità. E il compito della rivoluzione siriana è raggiungere
direttamente questo scopo.