2013-03-06 17:07:07

Mons. Tomasi: minoranze religiose sempre più discriminate, fede emarginata in Occidente


Crescono nel mondo le discriminazioni contro le minoranze religiose: è quanto ha denunciato ieri mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, in occasione della 22ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani in corso nella città elvetica. “Oggi, a causa della loro fede o delle loro convinzioni personali – ha affermato il presule - le persone appartenenti a minoranze religiose sperimentano diversi gradi di abusi che vanno da attacchi fisici a rapimenti a scopo di estorsione” da detenzioni arbitrarie alla stigmatizzazione. “Una protezione efficace dei diritti umani delle persone appartenenti a minoranze religiose – ha sottolineato - è carente o non adeguatamente affrontata anche nell'ambito delle Nazioni Unite e dei sistemi internazionali". Ma oggi “la consapevolezza di questo grave problema” sta diventando sempre più evidente.

Secondo mons. Tomasi, gli stessi Stati sono talora "direttamente coinvolti" in questo fenomeno "attraverso l'indifferenza verso alcuni dei loro cittadini o attraverso la volontà politica di emarginare, sopprimere o addirittura eliminare le comunità con una identità diversa” da quella maggioritaria, a prescindere da quanto siano storicamente radicate nel proprio Paese. Quello che si registra è che “la maggior parte delle violazioni della libertà religiosa si verificano a livello di gruppo religioso”, in modo che le minoranze sono relegate “a uno status di seconda classe”. In questo senso diventa fondamentale “il riconoscimento giuridico di una minoranza” così come “è richiesto dal diritto innato di ogni persona, che precede ed è vincolante per lo Stato”.

Mons. Tomasi ha poi analizzato il ruolo dello Stato come garante della libertà religiosa. “Lo Stato laico spesso – ha detto - non è neutrale verso le comunità religiose esistenti, nemmeno nelle democrazie occidentali dove il liberalismo porta non tanto ad una società neutrale, ma ad uno Stato senza una presenza pubblica della religione”. In questo contesto, il presule ha ricordato la necessità di garantire l’obiezione di coscienza quando le norme sociali dominanti siano in contrasto con i dettami morali della persona. “Oscurare il ruolo pubblico della religione – ha concluso mons. Tomasi - crea una società che è ingiusta in quanto non rispetterebbe la vera natura della persona umana e soffocherebbe la crescita di una pace autentica e duratura di tutta la famiglia umana”.

Ultimo aggiornamento: 7 marzo







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