Bersani presenta la sfida del Pd in 8 punti. No ad un governissimo, mano tesa al M5S
La direzione del Pd ha approvato ieri sera, con un astenuto, la proposta di Pier Luigi
Bersani di un governo di minoranza su 8 punti. Nel suo intervento il segretario ha
chiuso le porte al governissimo, tenendole invece aperte a Grillo. Il servizio di
Giampiero Guadagni:
Di certo al
momento c’è solo la data di inizio legislatura. Senato e Camera sono convocati la
mattina di venerdì 15 marzo per la prima seduta. Per il resto ancora nebbia fitta.
A diradarla ci ha provato la direzione del Pd, che stasera ha approvato, con un solo
astenuto, la proposta del segretario Bersani di un governo di minoranza su otto punti.
Un elenco che comprende la correzione delle politiche di austerità, interventi per
economia e occupazione e sociale; riforma della politica; giustizia ed equità; leggi
su conflitti di interesse e incandidabilità. E ancora: economia verde e sviluppo sostenibile;
diritti; istruzione e ricerca. Nel suo intervento, Bersani ha ribadito il no ad accordi
con il centrodestra. Aperture invece, ma nessun corteggiamento, al Movimento 5 Stelle.
Ma Grillo insiste nel suo no. E sul suo blog si legge: “Pdl e Pd hanno più punti programmatici
in comune tra loro di quanti non ne abbia il Pd con i 5 Stelle”. Da parte sua Monti
replica indirettamente a Bersani, rivendicando i passi avanti dell'Italia grazie al
rigore del suo governo. Replica diretta invece a Bersani dal segretario del Pdl Alfano,
per il quale il Pd dimostra di non avere un’idea chiara su come guidare il Paese e
rischia di portare l’Italia allo sfascio.
Per un commento sugli 8 punti programmatici
votati oggi dalla direzione nazionale del Pd, sulla linea di governo che tracciano
e sul possibile seguito che potrebbe venire da altri partiti, Gabriella Ceraso
ha parlato con l’editorialista Domenico Rosati:
R. – Mi pare
che la direzione e il suo svolgimento rendano l’idea della percezione che questo gruppo
dirigente ha della gravità della situazione. Quello che è importante è il tentativo,
però, di uscirne in avanti, tentare di interpretare un’esigenza di cambiamento che
è emersa dal responso elettorale: quindi, non un compromesso di basso profilo, ma
intercettare il consenso che è stato tesaurizzato dalla suggestione di Grillo.
D.
– Negli otto punti, c’è qualcosa di effettivamente nuovo? Ma soprattutto, esiste la
possibilità di agganciare Grillo?
R. – Sono tutti temi che erano già compresi
nella impostazione elettorale del partito democratico; quello che conta, però, è che
vengano selezionati e messi in scaletta in modo che dall’altra parte – cioè dalla
parte di Grillo – non ci sia difficoltà a dire di no. E’ per un verso un’offerta,
per un altro una sfida.
D. – Una cosa si può dire per certo: che il Pdl è messo
definitivamente al bando, dopo oggi?
R. – Ma … il Pdl cercherà di rientrare
in tutte le maniere. D’altra parte, ha una consistenza parlamentare che gli permette
di interloquire. Poi, ha anche un altro spazio per rientrare: sul tema dell’Europa,
nel senso di un antieuropeismo più o meno marcato, si trova esso in sintonia con Grillo,
piuttosto che con il Partito democratico, e quindi potrebbe essere quello uno spazio
nel quale misurare inedite convergenze. Ma non vorrei mettere limiti alla fantasia,
a questo punto …
D. – Di Monti, oggi, non si è parlato se non con riferimento
alle correzioni alle politiche europee avanzate dal Pd, che ha fatto subito trasalire
il premier uscente. Questo che cosa significa sul fronte Monti-Bersani?
R.
– L’ultimo Monti mi pareva che fosse andato in Europa con intenzione di correzione
anche lui. Credo che essere europeisti possa significare anche lavorare per una diversa
presenza dell’Europa e una diversa organizzazione dell’essere in Europa. In realtà
siamo ancora un po’ in campagna elettorale, e quindi ognuno tiene il punto. Non c’è
stato ancora uno scongelamento di posizioni.
D. – Siamo in un momento di paralisi
reciproca delle forze politiche?
R. – L’idea della paralisi mi pare che sia
convincente, perché – come dicevo prima – non c’è una possibilità di scongelamento.
Ora, ci vuole una fase di riabilitazione che il Partito democratico tenta di realizzare
attraverso un programma che – per rimanere nell’immagine – tenta di riabilitare un
arto del sistema politico: quello di Grillo. Un arto, però, non è una riabilitazione
generale. Ce ne vorrà, di tempo, e tanta, tanta pazienza!