2013-03-06 20:18:16

Bersani presenta la sfida del Pd in 8 punti. No ad un governissimo, mano tesa al M5S


La direzione del Pd ha approvato ieri sera, con un astenuto, la proposta di Pier Luigi Bersani di un governo di minoranza su 8 punti. Nel suo intervento il segretario ha chiuso le porte al governissimo, tenendole invece aperte a Grillo. Il servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Di certo al momento c’è solo la data di inizio legislatura. Senato e Camera sono convocati la mattina di venerdì 15 marzo per la prima seduta. Per il resto ancora nebbia fitta. A diradarla ci ha provato la direzione del Pd, che stasera ha approvato, con un solo astenuto, la proposta del segretario Bersani di un governo di minoranza su otto punti. Un elenco che comprende la correzione delle politiche di austerità, interventi per economia e occupazione e sociale; riforma della politica; giustizia ed equità; leggi su conflitti di interesse e incandidabilità. E ancora: economia verde e sviluppo sostenibile; diritti; istruzione e ricerca. Nel suo intervento, Bersani ha ribadito il no ad accordi con il centrodestra. Aperture invece, ma nessun corteggiamento, al Movimento 5 Stelle. Ma Grillo insiste nel suo no. E sul suo blog si legge: “Pdl e Pd hanno più punti programmatici in comune tra loro di quanti non ne abbia il Pd con i 5 Stelle”. Da parte sua Monti replica indirettamente a Bersani, rivendicando i passi avanti dell'Italia grazie al rigore del suo governo. Replica diretta invece a Bersani dal segretario del Pdl Alfano, per il quale il Pd dimostra di non avere un’idea chiara su come guidare il Paese e rischia di portare l’Italia allo sfascio.

Per un commento sugli 8 punti programmatici votati oggi dalla direzione nazionale del Pd, sulla linea di governo che tracciano e sul possibile seguito che potrebbe venire da altri partiti, Gabriella Ceraso ha parlato con l’editorialista Domenico Rosati:RealAudioMP3

R. – Mi pare che la direzione e il suo svolgimento rendano l’idea della percezione che questo gruppo dirigente ha della gravità della situazione. Quello che è importante è il tentativo, però, di uscirne in avanti, tentare di interpretare un’esigenza di cambiamento che è emersa dal responso elettorale: quindi, non un compromesso di basso profilo, ma intercettare il consenso che è stato tesaurizzato dalla suggestione di Grillo.

D. – Negli otto punti, c’è qualcosa di effettivamente nuovo? Ma soprattutto, esiste la possibilità di agganciare Grillo?

R. – Sono tutti temi che erano già compresi nella impostazione elettorale del partito democratico; quello che conta, però, è che vengano selezionati e messi in scaletta in modo che dall’altra parte – cioè dalla parte di Grillo – non ci sia difficoltà a dire di no. E’ per un verso un’offerta, per un altro una sfida.

D. – Una cosa si può dire per certo: che il Pdl è messo definitivamente al bando, dopo oggi?

R. – Ma … il Pdl cercherà di rientrare in tutte le maniere. D’altra parte, ha una consistenza parlamentare che gli permette di interloquire. Poi, ha anche un altro spazio per rientrare: sul tema dell’Europa, nel senso di un antieuropeismo più o meno marcato, si trova esso in sintonia con Grillo, piuttosto che con il Partito democratico, e quindi potrebbe essere quello uno spazio nel quale misurare inedite convergenze. Ma non vorrei mettere limiti alla fantasia, a questo punto …

D. – Di Monti, oggi, non si è parlato se non con riferimento alle correzioni alle politiche europee avanzate dal Pd, che ha fatto subito trasalire il premier uscente. Questo che cosa significa sul fronte Monti-Bersani?

R. – L’ultimo Monti mi pareva che fosse andato in Europa con intenzione di correzione anche lui. Credo che essere europeisti possa significare anche lavorare per una diversa presenza dell’Europa e una diversa organizzazione dell’essere in Europa. In realtà siamo ancora un po’ in campagna elettorale, e quindi ognuno tiene il punto. Non c’è stato ancora uno scongelamento di posizioni.

D. – Siamo in un momento di paralisi reciproca delle forze politiche?

R. – L’idea della paralisi mi pare che sia convincente, perché – come dicevo prima – non c’è una possibilità di scongelamento. Ora, ci vuole una fase di riabilitazione che il Partito democratico tenta di realizzare attraverso un programma che – per rimanere nell’immagine – tenta di riabilitare un arto del sistema politico: quello di Grillo. Un arto, però, non è una riabilitazione generale. Ce ne vorrà, di tempo, e tanta, tanta pazienza!

Ultimo aggiornamento: 7 marzo







All the contents on this site are copyrighted ©.