Siria: i ribelli conquistano la città di Raqqah. Le violenze sconfinano in Iraq
Ancora una giornata cruenta per la Siria. Sono almeno 76 le persone che ha perso la
vita solo ieri, la maggior parte nei sobborghi di Damasco, in cui si sono registrate
diverse battaglie. Ma quella più importante ha riguardato la città di Raqqah, nel
centro del Paese, finita sotto il controllo dell’opposizione. E intanto si innalza
il rischio di regionalizzazione. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
Tutti guardavano
a Sud, verso il Libano, esprimendo preoccupazione per il pericolo di sconfinamento
del conflitto. Sconfinamento avvenuto, invece, verso est, in Iraq dove ieri almeno
48 soldati siriani e 9 militari iracheni sono stati uccisi nel corso di un’imboscata.
Il ministero della Difesa di Baghdad ha espresso preoccupazione, puntando il dito
contro un non meglio precisato gruppo terroristico siriano operante sul proprio territorio.
Infiltrazione possibile, in un’area in cui i confini sono inesistenti ed in cui l’instabilità
di una guerra civile va ad impattare su Paese ancora in transizione, come l’Iraq,
che cerca di rialzarsi dopo un conflitto altrettanto cruento. All’interno del Paese
c’è da segnalare l’importante conquista da parte dei ribelli della città di Raqqah,
dov’è stata distrutta la statua del padre del presidente. Immagini che hanno fatto
il giro del mondo, segno eloquente di un potenziamento del fronte degli oppositori,
che sempre ieri hanno avuto nuovamente l’appoggio degli Stati Uniti. Dall’Arabia Saudita,
il segretario di Stato americano, John Kerry ha ribadito il sostegno all’opposizione,
pur spingendo per una soluzione politica che preveda l’uscita di scena di Assad.
Tra
le 76 persone rimaste uccise ieri in Siria anche 5 bambini. Vittime innocenti di una
guerra che non hanno voluto e che sta sconvolgendo le loro vite. Sono state almeno
2500 i minori rimasti uccisi durante i combattimenti. Sulla situazione siriana Salvatore
Sabatino ha intervistato il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini:
R. - La situazione
è davvero grave. All’interno della Siria, i bambini vivono in condizioni difficili.
Mancano ospedali perché sono stati distrutti, mancano scuole perché sono state distrutte,
e dei quattro milioni di persone che sono state colpite dal conflitto, due milioni
sono bambini. Quindi è un dato davvero non felice per tutti noi, che ogni giorno assistiamo
a questa immane tragedia.
D. - I bambini stanno perdendo tutto, le loro case,
gli amici, i parenti. Si riesce a capire quali saranno le conseguenze nel futuro quando
la guerra sarà finita?
R. - Innanzitutto voglio dire che quando la guerra sarà
finita, probabilmente inizierà quella grande gara di solidarietà umana e mondiale,
che invece sarebbe dovuta partire un po’ prima. Stiamo assistendo ad “una nuova Bosnia”,
“un nuovo Rwanda”, per dare l’idea di cosa abbiamo di fronte. Ci sono 70 mila morti.
I bambini hanno delle gravissime ripercussioni sulla loro psiche, sono profondamente
violati; non dimentichiamo che mesi fa abbiamo avuto evidenze di violenze e di torture.
Siamo partiti con 500 bambini morti nel marzo del 2012; oggi questa cifra si è sicuramente
quintuplicata.
D. - L’Unicef è presente in Siria sin dall’inizio di questa
terribile crisi per portare aiuti alla popolazione. Per quanto riguarda i bambini,
agite anche sul fronte delle vaccinazioni?
R. - Sì, abbiamo vaccinato un milione
e mezzo di bambini contro il morbillo ed altrettanti contro la polio. Sono malattie
- naturalmente - definite di guerra, e quindi devo dire che l’azione della nostra
organizzazione è stata davvero massiccia. C’è ancora molto da fare, ma tutta la parte
relativa alle vaccinazioni è stata completata con successo.
D. - Di cosa hanno
bisogno in questo momento i bambini siriani?
R. - Oltre naturalmente alle cure
sanitarie ed igieniche, è arrivato - e li colpisce in maniera molto forte - l’inverno.
Questi bambini hanno bisogno di maglioni, di scarpe, di indumenti per l’inverno, perché
questo, oltre alle bombe, è il loro peggior nemico. Noi ci stiamo attivando proprio
per fornire tutto il necessario, affinché questi bambini, che sono vestiti con indumenti
estivi, possano essere 'coperti' nel migliore dei modi.