Elezioni in Kenya: testa a testa tra Odinga e Kenyatta
In Kenya confermato il testa a testa nelle elezioni presidenziali tra il primo ministro
Raila Odinga e il vice primo ministro Uhuru Kenyatta. I risultati delle consultazioni
di lunedì si conosceranno entro 24 ore. Affluenza record: più del 70% degli elettori
ha votato. Rimane il bilancio di una giornata ricca di tensione e violenze: 17 le
persone, uccise a Mombasa e Kilifi, durante gli attacchi a stazioni di polizia da
parte di giovani armati di machete. Altre fonti parlano di 19 vittime. Difficile la
situazione economica nel Paese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il missionario
comboniano, padre Kizito Sesana:
R. – Il Kenya
viene da 4 o 5 anni di crescita economica annuale intorno al 7%. Questa crescita però
non è ridistribuita equamente: non c’è stata giustizia in questo boom economico che
sta avvenendo. C’è una divisione sempre più grande tra i ricchi e i poveri. Inoltre
la sicurezza sociale praticamente non esiste per la stragrande maggioranza di lavoratori
e questo crea una grande tensione. E’ ovvio che se qualcuno vuole aumentare o lavorare
su queste divisioni, per creare violenza, ha gioco facile.
D. - Stanno prendendo
piede movimenti separatisti che sarebbero coinvolti anche nelle violenze di questi
giorni: che cosa chiedono?
R. – Sì, ad esempio c’è un gruppo di matrice islamica,
che però, come spesso succede, usa l’islam solo per ragioni politiche. Questo gruppo
chiede la separazione della regione costiera dal Kenya. Tutto questo ha una ragione
storica. Fino a tempi recenti la costa è stata indipendente. Almeno fino a quando
non sono arrivati gli inglesi la regione costiera era sotto il dominio di un sultano.
Al momento dell’indipendenza del Kenya c’era stata una richiesta separatista forte
da parte di alcuni personaggi, più o meno eredi della tradizione islamica, che era
stata poi riassorbita. Sembrava non ci fosse più segno di queste rivendicazioni, che
invece sono riemerse un paio di anni fa.
D . – Il Kenya è uno dei principali
territori africani di missione. Come la Chiesa sta operando in questo Paese?
R.
– La Chiesa sta lavorando molto bene per la pace. Ci sono molte iniziative ormai da
un paio d’anni che, in vista di queste elezioni, cercano di sviluppare una cultura
di convivenza tra le diverse etnie. Ci sono molti progetti concreti.